Joyellobeat.2015 - Noise, Elettronica, Alternativo

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Un disco che si ascolta con molto piacere, ma con troppa carne al fuoco

Non è certo un segreto che nel mondo della musica elettronica (e non solo), quella del campionamento sia una formula produttivo-compositiva sempre più in voga e sempre più apprezzata tanto dai producer che dagli ascoltatori. Se infatti un paio di decadi fa la "sintesi per campionamento" poteva risultare di fatto una tecnica "di serie B" atta a garantire la possibilità di timbriche più complesse per il musicista elettronico meno abbiente, nel tempo la tecnologia e i metodi di utilizzo si sono evoluti al punto da rendere lo sfruttamento dei sample una vera e propria arte, in grado di decontestualizzare ciascun tassello di suono per generarne qualcosa di completamente nuovo, fresco, dal sapore talvolta opposto alla propria dimensione originale. 

Il nuovo lavoro di Joyello, "beat.", sembra proprio collocarsi a celebrazione ed estremizzazione di questo stesso concetto. Una volta selezionati e raccolti moltissimi suoni protagonisti della vita quotidiana, infatti, l'artista si è avvalso della reinterpretazione di questi semplici "rumori" da parte di una nutrita schiera di amici musicisti, per poi riassemblare il tutto e partorire un lavoro che fa decisamente della poliedricità il suo fulcro fondamentale. 

All'interno di "beat." c'è davvero po' di tutto. Fin dal primo ascolto si rivela come un complesso mosaico composto di stratificazioni imponenti oltre che un immenso contenitore di sensazioni diversissime, contrastanti ma in qualche modo rese coerenti dalla mente e dall'opera certosina di Joyello. Sotto una matrice di elettronica piuttosto trasversale, accanto a sensazioni che ricordano alla lontana il sapore delle prime sperimentazioni di campionamento nel panorama industrial degli anni '80, si collocano influenze soprattutto di beat-making, hip-hop ed electro, ma anche stralci di una techno nostalgica e di un pop allucinato e straniante. 

Proprio questa preponderante caratteristica di varietà, però, si presenta forse come il suo stesso limite. La quantità estrema di carne al fuoco presente nel disco, infatti, riesce a trovare difficilmente una dimensione realmente personale e vincente, risultando il più delle volte confusionaria e poco lucida. L'idea di fondo di ciascun brano sembra perdersi nel tentativo di inzepparlo oltremodo con stratificazioni di sample, piuttosto che mostrarsi abilmente in grado di sfruttarne l'utilizzo per accrescere e definire la propria essenza. L'approccio sensibilmente e volutamente "old-school" più che un valore aggiunto risulta quindi un sintomo di ingenuità sonora, diluendosi in strutture ardite che non vengono quasi mai veramente sorrette da un contenuto che ne giustifichi le evoluzioni. 

Così come un quadro sul quale continuando ad aggiungere colore e dettagli alla fine non si riesce più a percepire il soggetto originario, "beat." è un disco manierista che non trova però il giusto equilibrio fra decorazioni e sostanza, risultando un lavoro incompleto e in qualche modo immaturo, frutto, apparentemente, di tantissima fatica ma poca ispirazione. A prendere il sopravvento sul contenuto dietro la costruzione di ciascun brano è la metodologia di realizzazione, in un pericoloso gioco "virtuoso" che tuttavia non illumina l'ascolto, affaticandolo nella ricerca di una perfezione stilistica comunque lontana e nella mancanza di una dimensione più profonda ed emozionale. Partendo dal mastodontico lavoro di collezione e lavorazione dei propri "beats", Joyello regala un buon esercizio di stile a cui però manca un'anima più sostanziosa e intrigante. Quell'anima oltremodo necessaria per poterlo lanciare nel panorama elettronico italiano come un artista davvero brillante e coinvolgente.

 

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La recensione beat. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-11 00:00:00

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