Loose Rock the fuck on! 2003 - Rock'n'roll, Rock, Punk

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Ci sono gruppi in Italia che vanno fieri della propria indipendenza, alcuni dei quali - stranamente - concentrati nelle Marche. Come i Cheap Wine, anche i Loose seguono da anni un percorso artistico che se ne infischia dei trend del momento, volto a ripercorrere nel migliore dei modi un percorso rock di tipo ‘tradizionale’. E così come il gruppo di Pesaro sa muoversi a meraviglia sull’asse Bob Dylan/Neil Young, allo stesso modo il quintetto di Tolentino (MC), sa farlo su quella Detroit/Sidney dove i padri Stooges/MC5 incontrano i Radio Birdman.

La forza di queste, come di altre formazioni, è quella di sapereevitare il suono derivativo in virtù di pregevoli qualità compositive; “Rock the fuck on!”, infatti, riprende e migliora in maniera significativa il discorso iniziato nel 1999 con il primo album (“Kiss your ass goodbye!”, pubblicato rigorosamente in vinile dalla Sham Foundation) partendo a razzo con una grande “Son of a dirt”, traccia che agita il fantasma dei migliori New Christs. Il seguito é una miscela esplosiva di energia e psichedelia che si materializza in 40’ di infernale rock‘n’roll, da sparare rigorosamente a tutto volume per goderne appieno e di cui non se ne ha mai abbastanza.

In scaletta trovano spazio anche quattro splendide ballate (“Somewhere”, “My shelter”, “Any minute now” e “Second wind”) che servono a tirare momentaneamente il fiato e preparare il terreno alle frenetiche cavalcate detroitiane che occupano i restanti 2/3 dei solchi. L’alternarsi delle voci di Paolo Petrini e Massimo Cortigiani, così come il loro prezioso lavoro alle chitarre, risulta estremamente efficace e ben calibrato a seconda dei brani., mentre il drumming di Andrea Taddei, insieme al basso di Luca Giustolisi, sorregge le canzoni in maniera efficace, in special modo nelle violente accelerazioni di brani come “Something good” e “A-Ok” che si fondono insieme grazie alle note dell’organo di Gianvincenzo Lombi che richiamano, in questo caso, lo psycho-garage dei Fuzztones.

Nel complesso menzione particolare va a canzoni come “Emotional Farts” (che sembra essere uscita dalla penna del migliore Deniz Tek) e a due delle ballad già citate (“My shelter” e “Somewhere”) che comprimono a sandwich una selvaggia versione di “T.V. eye” degli Stooges che fa impallidire - tanto per citarne una - quella proposta dall’accoppiata Afterhours/Verdena pubblicata sul discusso cd di “Tutto”. Questione di attitudine, probabilmente.

In definitiva si tratta di un disco che - suppongo abbiate già intuito - spazza via il sapore derivativo che le tante citazioni, apparse anche in questa recensione, potrebbero suscitare. Ciò perché è composto da 13 mirabolanti canzoni ben amalgamate e lanciate in un asfittico mercato discografico che potrebbe farle passare inosservate. E sarebbe davvero un delitto lasciarle languire solo nelle mani di pochi appassionati; se il rock ha infatti avuto un senso nella vostra vita allora “Rock the fuck on!” deve assolutamente far parte di essa.

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La recensione Rock the fuck on! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-04-13 00:00:00

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