L’atteso ritorno di Emidio Clementi sulle scene musicali è custodito nella “Stanza 218” di El Muniria, e si consuma in un tripudio di tensione espressiva tra suggestioni cinematografiche, struggente lirismo ed intensi stralci di vita. I solchi della “Stanza 218” sono adornati da dieci intriganti racconti che si susseguono febbrili e, come appassionanti fotogrammi, illuminano le pareti di atmosfere decadenti ed evocative scorrendo tra echi di civiltà e rimandi a Morricone, Shore e Badalamenti
Lo scenario è sospeso sulla tratta Tangeri - Bologna (viaggio iniziatico intrapreso dal gruppo su un pullman di linea), in un paesaggio notturno e misterioso che avvampa nelle sferzate poetiche di Clementi e nel suo brandire parole (“Ho visto le cose che si fanno sotto il sole. Non c’è niente di nuovo sotto il sole.”) squarciando la realtà ed evocando ambientazioni intimiste. L’intreccio narrativo fluisce lancinante ed ipnotico sfavillando tra l’ambiguità di “Santo”, le intriganti sfumature di “Shalimar hotel”, il fascino nichilista della title-track (“Ho chiesto a Dario se vede il sole dentro la mia testa. Io sento solo l’aria, che entra da una finestra rotta…”) e i caustici anfratti di “Insieme”: brani stupendi, la cui intensa bellezza è la stimmate di un fulgido capolavoro.
E’ una sorta di “Da qui” più ombroso ed introspettivo, questo “Stanza 218”, un lavoro che necessita parecchi ascolti per essere compreso al meglio, ma che alla fine esplode in tutta la sua prorompente genialità.
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La recensione Stanza 218 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-04-15 00:00:00
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