Grey Sulphur 2004 - Psichedelia, Pop, Alternativo

Sulphur precedente precedente

Non era passato affatto inosservato su queste colonne il demo con il quale i mantovani Grey esordivano sulle scene; da subito, infatti, erano sembrati pronti al ‘grande salto’, ovvero a quell’agognato contratto discografico che potesse consentir loro di realizzare un album con tutti i crismi. Dopo 2 anni, quindi, sotto l’egida della Artes confezionano la prima prova sulla lunga distanza, avvalendosi, in cabina di comando, della regia di Giulio Casale (scelta del tutto condivisa visti i risultati e le numerose affinità stilistiche).

Sicché “Sulphur” contiene 10 pregevoli chicche che faranno innamorare coloro che già nutrono un debole per canzoni infarcite di spleen buckleyano, radioheadiano, coldplayano et similia. In pratica quanto inciso su “Elephants fall” viene perfezionato, a tratti probabilmente ‘limato’, per arrivare a un risultato finale di tutto rispetto. Ed è anche ben accetta, in questo contesto, la scelta dell’inglese, che fin dall’inizio ha caratterizzato le fatiche della band.

Probabilmente in alcuni frangenti il lavoro pecca di eccessiva ‘omogeneità’, uno di quei difetti che in realtà non sono tali; perché è al contempo il principale punto di forza in quanto ne favorisce l’ascolto e inquadra alla perfezione cosa vogliano esprimere esattamente i Nostri. Allora se non è di questo che si tratta, viene da pensare all’assoluta mancanza di sbavature, di errori, finanche di una produzione e di arrangiamenti meticolosissimi. Sorge però il dubbio che peccheremmo di pedanteria e - sì - faremmo un torto sia a voi lettori/ascoltatori che ai quattro mantovani; perché in fondo “Sulphur” ha molte cose da dire rispetto alla media dei dischi italiani e spesso e volentieri sa toccare le corde giuste dell’anima (da urlo il trittico iniziale). Forse avremmo voluto un po’ più di rabbia quando il ritmo tende a farsi monocorde (si ascoltino “Between” e “Kinda sick” per inquadrare il pensiero del sottoscritto e poi si passi subito a “Traffic bulge” per coglierne il significato), ma più ci penso e più credo si tratti di prescindibili quisquilie, perché - comunque vada - queste 10 tracce troveranno la forza di convincervi in tutto e per tutto.

Manca ancora il ‘mordente’ dei Campioni (giusto per capirci: non hanno ancora scritto la loro “Yellow”), ma la strada è assolutamente quella giusta.

---
La recensione Sulphur di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-04-14 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia