Nato originariamente come progetto basato sulla riscoperta di grandi poeti e narratori e sulla possibilità di tradurre le loro opere in canzoni, il nuovo album di Alice ha subito delle trasformazioni in corso d’opera, trovando poi il suo sviluppo definitivo attorno alla musica d’autore italiana. Dopo una lunga fase di gestazione, è così nato “Viaggio in Italia”, disco che ha portato la signora Bissi a misurarsi con i nomi sacri del cantautorato italiano - da Fabrizio De Andrè a Francesco De Gregori, passando per Ivano Fossati, Franco Battiato, Francesco Guccini, Lucio Battisti (quello del periodo in collaborazione con Pasquale Panella) e Giorgio Gaber. Manca qualcuno? Forse no, siccome il gotha della nostra musica d’autore, in fondo, è tutto qui. Un elenco disomogeneo dal punto di vista stilistico, che Alice ha voluto ulteriormente sporcare andando a fare i conti anche con Syd Barrett, i King Crimson, e musicando persino un paio di poesie di Pier Paolo Pasolini (“Al principe” e “Febbraio”).
Come si può capire, un compito piuttosto difficile, che l’interprete romagnola ha cercato di superare contornandosi di musicisti di prim’ordine come Paolo Fresu, Tim Bowness dei No Man, l’ex Level 42 Jakko Jakszyk e ‘prezzemolino’ Morgan. Uno stuolo di artisti che a fatica riesce a tirare fuori “Viaggio in Italia” da una patina di manierismo a volte eccessiva; Alice dà l’impressione di interpretare le canzoni del cd con un certo distacco, quasi volesse prenderne le distanze. Certo, forse la freddezza con la quale sembra avvicinarsi al microfono potrebbe non essere altro che una forma di rispetto, in ogni caso dovuta, nei confronti di cotanto patrimonio musicale che si è trovata di fronte. Ciò non toglie che il lavoro, pur suonando piuttosto bene, non convinca del tutto, nonostante certe reinterpretazioni sfiorino il capolavoro (le meravigliose “Lindbergh” e “Non insegnate ai bambini”, questa volta sentite davvero) e sorprenda in positibo la novità legata al testo di “Auschwitz”, all’interno del quale, su autorizzazione dello stesso Guccini, viene inserita una doppia negazione (“Io non credo che l’uomo non potrà imparare a vivere senza ammazzare”). Convincono a pieno anche gli interventi della tromba di Paolo Fresu, bravissimo come sempre, mentre c’è qualcosa da ridire sull’uso, sia pur sempre discreto, dell’elettronica (la versione di “Atlantide” avrebbe fatto volentieri a meno del computer).
Un viaggio in Italia troppo lezioso, dunque, fatto con le comodità della prima classe ma con poco trasporto emotivo.
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La recensione Viaggio in Italia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-04-27 00:00:00
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