Dall’ascolto di “Hanabel”, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’opera in questione, già si intuiva quali sarebbero state le coordinate della destinazione del viaggio intrapreso. Le premesse erano delle migliori, ma non era il caso di sbilanciarsi; sulla distanza dei due brani si poteva fare trasparire solo un cauto ottimismo.
Ma quello che era stato ‘promesso’ qualche mese fa ora c’è tutto: dodici brani intensi e variegati come gli odori ed i suoni che si possono incontrare tra le mura della casbah e la voce di Sara Piolanti può essere considerata uno dei motori principali dell’opera. Emerge in primis il timbro caldo e la perfetta tecnica canora che ricorda molto quella di Paola Turci, ma la vocalist Emiliana va persino oltre: in “Pranzo reale” c’è lo spazio anche per ‘vanitosi’ virtuosismi d’estensione, vibrati di diaframma e ‘tecnicissimi’ saliscendi. Se non si appartiene alla schiera di chi ripugna per principio le voci ‘impostatissime’, non si può che rimanere affascinati.
Sul piano strumentale si oscilla tra gli arrangiamenti e le ritmiche che fanno riferimento alla cultura musicale del Medio Oriente fino al Magreb, pur rimanendo presente l’impalcatura rock a dare solidità e - in un certo senso - familiarità al sound. In fondo l’abilità nel mescolare le dosi dell’alchimia sta proprio nel trovare il giusto equilibrio tra il ‘diverso’ ed il ‘familiare’. E’ da notare, inoltre, come nel genere ‘meticcio’ dei Caravane De Ville l’anima rock presente in tutta l’opera non sia semplicemente ‘mescolata’ o ‘cucita’ assieme agli altri tratti di matrice etnica; succede invece che entrambe le anime si ibridino vicendevolmente per dare vita a qualcosa di nuovo nel quale nulla è ormai ‘puro’ - ma diventa, per l’appunto, meticcio. Ciò è chiaramente evidente nell’impianto ritmico: i groove di batteria solo molto raramente si soffermano sul classico ‘quattro-quarti’ del rock occidentale, prediligendo di gran lunga i pattern che si incastrano con i ritmi dettati dalle pelli dei djembe e delle tablas.
Nel percorso che attraversa i dodici episodi presenti nell’opera si incontrano diversi mood che mantengono sempre viva la tensione, merito anche della ‘personalità’ di ogni brano, in ognuno dei quali è presente un pezzo di quella ‘casbah’ del titolo, raccontata attraverso i suoi personaggi, “Hanabel” e “Jamila”, oppure attraverso l’arsura di un “Pomeriggio tropicale” che prelude ad un forte “Uragano”.
Dal viaggio ideale da Reggio Emilia ad Istanbul la Carovana ha portato con sé “sacchi di spezie”, “te alla menta”, ed ancora tanti altri profumi che vale davvero la pena scoprire.
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La recensione Casbah di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-05-19 00:00:00
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