Veronica Farnararo, voce dell’ensemble lounge bolognese degli Estrela Guia, ha una voce tra Mina e Ornella Vanoni. Questo la salva dall’appartenere alla pletora delle piatte imitatrici della signora Mazzini che affollano l’odierno panorama musicale italico. In più, non si prende troppo sul serio, non è compiaciuta della propria voce, anche se non esce dagli stilemi del genere. Ma in “L’importante è finire” gioca divertendosi, e si sente. E questo fa la differenza.
È bello anche l’arrangiamento tra bossa nova e latin jazz del classico di Cristiano Malgioglio (ebbene sì, quest’uomo non è solo una macchietta porno gay televisiva). Il brano è così un po’ il faro del disco, per la sua originalità. Il resto è un po’ la cronaca di una piacevole serata in un pub, tra cocktail e chiacchiere. Tutto molto piacevole, ma con pochi spunti memorabili. “Estrela Guia”, il brano, “Mente mais” e “Anjo da neve” provano a mettere qualcosa di più nel carburatore. Ma non ci riescono.
Alla fine, c’è una certa sensazione di inutilità nel mettere il cd sul lettore. La piacevole revêrie dei soundtrack anni 60 di Piccioni e Trovajoli posta in apertura (“Tiko tão“) dunque per un verso inganna. Ma per l’altro rivela che si tratta solo di un piacevole gioco. Nulla più. Non basta, certo, a preferire gli Estrela Guia agli originali. Ma insomma, dai. I bolognesi non sono da crocifiggere: il genere che si son scelti è tra i più difficili. E come nello ska o nel punk o si è geni o dei trascurabili epigoni. E però loro almeno un guizzo l’hanno mostrato.
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