Una tempesta cromatica di psichedelia da cellule al microscopio accoglie i sensi all’apertura del booklet degli Enjoy Paranoia. Cartoncino bello tattile, liscio, rigido e quasi pregno di ombre e riflessi degli artisti che lo hanno realizzato: non è un caso infatti notare questa ”consistenza” anche nei meandri musicali delle quattro tracce di questo ep. Non solo il loro "Back to the mirror" tenta di sorreggere il peso della musica di qualità come un Ercole con le sue colonne, ma suscita anche il dubbio di una possibile vita facile per una band del genere. Intendiamoci, la tradizione progressive di casa nostra qua non viene nemmeno menzionata: c’è un immenso Muro Pink floydiano a mantenere viva “la goduria per la paranoia” di questi pisani, nota che ne rappresenta sia merito che limite.
Notevole la produzione sonora, quasi mai altisonante, sempre dentro un recinto al confine col vuoto spaziale: innegabile un certo rischio di appiattimento strumentale a tratti sottotono, causa forse di un rigido rifacimento che poco spazio lascia all’interpretazione personale. Escludiamo il plagio, più per le difficoltà richieste dall’intento che per altro, ma d’altra parte dobbiamo riconoscere una buona qualità vocale, spiazzante per le venature Roger Water, solo più stremate e decisamente più cupe. Tutt’altro che scarni, i primi tre brani procedano su sonorità ipnotiche e tracciano l’atmosfera di un aurora siderale: chitarre acide si accavallano a trascorsi dark, una freddezza di fondo tiene immobile il caleidoscopico tunnel degli Enjoy Paranoia. Quel temuto diavolo della monotonia, qui è di casa, ma non disperiamoci. L’odissea cromatica in cui vogliono a tutti i costi nuotare i musicisti in questione, trova un picco espressivo di qualità nella conclusiva “A sea-sun beam”: alleluja per l’arrivo dell’augurato pizzichio sensoriale e poco importa di quale impasto sia fatto. Non preoccupa più l’angoscia, il suspense e i buchi neri quando finalmente svelano di essere più pesanti di ricercate parvenze, bene quando il dolore non solo c’è ma “si sente”: questo brano ha i connotati di un classicismo musicale che rende merito ad una band contemporanea tanto più italiana ed emergente.
Per questa strada, il tempo sembra non entrare nel mondo degli Enjoy Paranoia: quasi come degli intoccabili esportati dal passato, questa “A sea-sun beam” si trascina tra contralti di batteria e piano, si tinge di epicità, e nella sua cadenza ritmica riesce ad essere caparbiamente dolorosa. Immobili, battuti dal vento, oscuri, potrebbero redigere una colonna sonora per moderni Ulisse nelle intemperie. Se solo avessero più coraggio.
Se "Back from the mirror" compie l’augurato salto di qualità rispetto al debutto "Nubifragi", fa capolino la sensazione claustrofobica di una psichedelia avvolta su se stessa: nubi sonore che si condensano attorno ad un unico punto, qualcosa che blocca lo slancio, svuota a tratti le chitarre, dilegua gli accordi al pianoforte. Paura e Psicosi Soft. Ah già, beata paranoia..
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La recensione Back from the mirror di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-05-28 00:00:00
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