Ha radici profonde “A.C.A.U. la nostra meraviglia”, primo album (multi)solista di Gianni Maroccolo; radici attecchite in venticinque anni di impetuoso e passionale rock ‘italiano’, che prorompono nel contributo degli artisti coinvolti, tutti - al pari di Marok - alfieri e protagonisti della scena musicale autoctona (nonché legati emotivamente e professionalmente alla sua vita).
“A.C.A.U.” è un disco intenso e viscerale il cui cuore è custodito in una bicocca affacciata sul mare di Cecina, dove il Maroccolo, immerso nel silenzio e sfiorato dalle intriganti luci del vicino faro, ha trascorso le notti della primavera/estate del 2002 ‘principiando’ (voi toscani dite così, vero Gianni?) musiche ed atmosfere. Ma il cuore dell’album è anche nel clima di complicità che avvolge le canzoni, nelle voci degli interpreti e nei testi che, scorrendo tra suoni pacati e notturni, accarezzano l’ascoltatore come una lieve brezza marina.
Ed è proprio il mare, come si evince dalla suggestiva immagine di copertina, il leit-motiv del cd, cosa che stupisce non poco visto che Gianni ha ‘suggerito’ l’ambiente acquatico solamente con le melodie proposte, che, evidentemente, hanno avuto sugli autori dei testi un forte potere suggestivo.
Ecco allora Piero Pelù introdurre con “Oh la gioia in fondo al mare…” un testo dall’ipnotica cadenza ondeggiante, Cristina Donà dedicare il suo brano all’isololotto della Meloria, Francesco Renga intitolare “Sabbia” la sua romantica e profonda lirica, e Cristiano Godano concludere la sua “Deriva infinita” nella frase: “Denso il mare che non ondeggia più”.
Ci sono poi altri abbacinanti tasselli: i disincantati versi declamati da Jovanotti in “Da raccontarti all’alba”, la passionalità di “Elianto” di Ginevra di Marco, l’intrigante alternarsi di voci tra Manuel Agnelli e Giorgio Canali di “End coming over action bird”. E poi Fiamma, Battiato, Andrea Chimenti, Carmen Consoli, Raiz e Federico Fiumani, interpreti di storie che scorrono intense e passionali, culminando nello splendore di “S’ostina”, apoteosi emotiva del disco firmata da Giovanni Lindo Ferretti.
Di certo un disco fascinoso ed ammaliante, un cimento lontano dalle seduzioni dell’auto-celebrazione e la cui oggettiva bellezza prescinde dallo spessore e dall’importanza di un artista del calibro di Gianni Maroccolo.
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La recensione A.C.A.U - La nostra meraviglia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-06-17 00:00:00
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