U-topia
…I slept less last night… 2004 - Trip-Hop

…I slept less last night…

Con il disco precedente, “Background door” del 2001, i parmensi U-topia si erano guadagnati il primascelta di Rockit, per “il modo notevolissimo in cui il gruppo ha dimostrato di aver imparato la lezione”, come avvertiva il nostro Benedetto Delle Piane. Che notava anche come ormai la stagione del trip-hop andasse spegnendosi: “questo disco è uscito in Italia, quando la moda si è oramai spenta, risultando un prodotto di maturità e spessore davvero notevoli”.

Lecito che per la nuova prova, uscita a tre anni tre di distanza, ci si attendesse qualcosa di più di un seppur ottimo compitino. E invece. Invece gli U-topia si limitano ancora a dimostrare di aver imparato la lezione di Massive Attack, dei Portishead di “Dummy”, del Tricky di “Maxinquaye”. Cioè, in una parola suonano come gli Sneaker Pimps di “Becoming X”, che a quei modelli si rifecero a metà anni 90. Qualche elemento di diversità appare: stranamente la voce di Kiara a tratti ricorda oltre a quella di Kelli Dayton degli Sneaker Pimps, anche quella di Courtney Love. Spiazzante, quindi buono. “Down on me” inizia lento con la stessa atmosfera di “Vespertine” di Bjork. “Jesus wore hemp” mostra decise influenze hip-hop. Ma insomma niente di nuovo. Niente di personale.

Sia chiaro: questo è un bel disco. Ma un problema c’è. Gli U-topia sono caduti in un errore comune a molte band italiane. E cioè vivono la musica che amano come fossero – in questo caso – a Bristol nel 1995. Invece vivono a Parma. E con ciò? Calma. Prima di arrivare alle conclusioni, altri indizi. I nostri hanno sempre puntato al mercato europeo, come dimostrano il dominio inglese del sito (co.uk), e le buone recensioni di siti francofoni. Eppure, nonostante siano in giro dal 1995, non è mai arrivato un contratto vero, né in Italia, né all’estero. Eppure gli U-topia sono bravi.

Ecco il punto. Sono bravi, ma non personali. E la personalità gli può venire proprio dal cominciare a immettere nella loro musica la loro vita a Parma, i ricordi dei programmi tv visti da bambini, la canzoni italiane ascoltate alla radio, i suoni e le voci delle loro infanzia italiana. Meglio: parmense. Eccetera. Altrimenti continueranno a dire, magari pronunciandole perfettamente, le stesse cose che qualcuno ha già detto a Bristol. Nel 1995.

Conclusione: bel disco. Ma solo per nostalgici.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.