Nuovo gustoso piatto, da godersi in estrema tranquillità e con mente priva di indugi e remore razionalistiche, quello rappresentato da “Un giorno”, ultimo lavoro del Max nazionale (per intenderci, e per fortuna, Gazzè, non Pezzali né Biaggi).
Tutti a lodarne l’elettricità intrinseca, ma io ne resto (parzialmente) fuori. Per sgombrare però il campo dai dubbi, scriviamo subito che questo è un ottimo quarto capitolo nella discografia del capellone arruffato, che prosegue scaltro sul suo percorso - furbo, ma di qualità - e non si discosta più di tanto dalla pista già battuta in passato. Quindi non attendetevi chissà quali rivoluzioni: il disco - privo di sovraincisioni, ricco di strumenti vintage e masterizzato da Gorge Marino (già al lavoro, fra gli altri, con Jimi Hendrix e Red Hot Chili Peppers) - soddisferà quelli che l’artista romano ha sempre soddisfatto (in realtà molti).
L’incipit é affidato a “La mente dell’uomo”, straordinario attacco sempre a cavallo - come quasi l’intero disco - del suo electropop vintage. “Annina” è così testualmente essenziale, ma umoristica, da poter turbare qualcuno per la sua ‘stupidaggine’ contenutistica. Melodia gradevole per “La vita nuova”, che ci sembra però l’articolo meno originale del lotto. Rino Gaetano - almeno nelle strofe - in “Cara Valentina (parte seconda)”, una prodigiosa via di mezzo fra cantautorato intelligente e canzonetta sfiziosa con conclusione da esaurimento nervoso. Programmatica “I forzati dell’immagine”, forse tematicamente scontata - e comunque sempre mordace - ma musicalmente nuova rispetto a quel che ci ha fatto sentire finora il Nostro (qui salta fuori un bel po’ di elettricità... eccome se salta fuori). Con “Allenamenti” si ritorna al Gazzè testato e rodato - francamente avrei preferito una continuazione del capitolo precedente - anche se sempre sciolto, istintivo, sincero. “Tutti salvi” torna a darci quel valore aggiunto del disco, la (parziale) novità del lavoro; si sente che in questi tratti esce fuori una volontà di allontanarsi parzialmente dal già fatto con una chiusura lunga, prorompente, affascinante, devastante... quasi prog. Sprazzi di acustica per “Di sfuggita”, forse il legame più forte e saldo con i lavori passati, dove ritroviamo il classico Gazzè menestrello, poeta, giullare, che racconta storie ironiche su musiche soffici e romantiche (l’aspetto che lo ha fatto conoscere ai più e che continua senza dubbio a pagare). Stesso discorso per “Avanzo di galera”, traccia che fa leva sui soliti testi che giocano arditi con sostantivi ed avverbi (ad opera dell’ormai altrettanto noto fratello-poeta Francesco Gazzè). Penultimo pezzo, “Pallida”, assolutamente spassoso, rivoluzionato dall’amico Daniele Silvestri che, in pratica, tira fuori una canzone tagliata per sé (almeno nel cantato delle strofe), trattandosi di storiella simpatica in cui i due si scambiano il cantato fra strofa ed inciso. Chiude l’album “Buonanotte”, che altro non é quanto dice il titolo, anche se personalizzata e ‘sostenuta’.
Grande formazione alle spalle, infine: si tratta dei Peng, che, rodati al millesimo, non si permettono neanche un errore. Da comprare, per i fans accaniti. Da farsi prestare da un amico, per quelli meno accaniti.
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La recensione Un giorno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-06-24 00:00:00
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