A Egreen non interessano le classifiche, ma farà bene ad abituarsi all'idea di finirci dentro
Cosa si può capire di un album al primo ascolto? Non molto, però si tratta di un album di Egreen, e questo cambia molto le cose, perché è un mc che esprime il massimo delle sue potenzialità sul palco, a contatto diretto con il pubblico, dove non si può schiacciare il tasto rewind per riascoltare una strofa se non la si è capita. Insomma, è uno abituato ad arrivarti immediatamente, dritto come un pugno nello stomaco: non ama semplificare la sua roba, ma sa come comunicartela in maniera efficace. Il che è merce rarissima in un periodo in cui esce una dozzina di dischi rap al giorno, (quasi) tutti più o meno ugualmente dimenticabili.
Facciamo un passo indietro. “Beats & Hate” è il secondo album ufficiale di Nicholas Fantini aka Egreen. Ha scelto di finanziarlo tramite una campagna di crowdfunding su Musicraiser, che si è conclusa l'altro giorno totalizzando la cifra record di 69.000 euro e passa: chi ha contribuito alla campagna lo riceverà comodamente a casa (a volte perfino consegnato a mano da Fantini, a seconda della modalità prescelta), mentre chi non lo ha fatto per le prossime 24 ore può ascoltarlo in streaming tramite il suo sito), dopodiché non si sa, perché finora è stato annunciato che il disco non sarà ristampato.
Le aspettative, insomma, sono molto alte, ma siamo sicuri che i suoi fan non resteranno assolutamente delusi da quest'album: “Beats & Hate” è un manifesto a 360° della filosofia di vita e delle capacità tecniche di Egreen. Beat potenti, solidi, quadrati, ma con un tocco di freschezza che fa tutta la differenza del mondo; punchline a raffica, che si reggono in piedi da sole anche senza featuring, intervallate da citazioni scratchate dei grandi classici dell'hip hop; strofoni serratissimi e quasi infiniti, in cui le misure non contano più (per i neofiti, non siate maliziosi, stiamo parlando delle misure delle strofe: 8 barre, 16 barre, 24 barre e via dicendo). Un fiume in piena di rabbia e voglia di rivalsa, corazzato come la sua copertina. Istruzioni per l'uso: se andate in cerca di un disco che vi faccia pensare, sappiate che “Beats & Hate” non è quello che fa per voi. Come Egreen ama ricordare, il fatto che il rap sia legato indissolubilmente al messaggio è una leggenda metropolitana importata in Italia dai centri sociali; la gran parte del rap americano con cui siamo cresciuti non dice nulla ma lo dice molto bene. Il vero messaggio di quest'album è espresso in pezzi come “S.p.o.s.a.t.o”., che racconta l'amore eterno che lo lega alla musica che fa, ed è giusto così. Ciononostante sarebbe interessante, prima o poi, sentirlo cimentarsi anche con argomenti diversi, perché quando ci prova (vedi “Il grande freddo”, molto sentita e personale, che chiude la tracklist con una malinconia da groppo in gola) i risultati sono sorprendenti.
Un album promosso a pieni voti, con doverosi complimenti anche ai beatmaker (l'inossidabile Lvnar, Big Things, Mace, Big Joe e perfino Pat Cosmo) e a Bassi Maestro che l'ha mixato. Buone notizie, gente: il crowdfunding in Italia funziona e dà ottimi frutti. In “Goddamn” Egreen afferma che non gliene frega niente della top 10: siamo sicuri che è vero, ma farebbe meglio ad abituarsi all'idea di finirci.
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La recensione BEATS & HATE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-11-02 09:54:00
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