Torna la regina del reggae italiano per condurci in un viaggio tutto personale attraverso suoni caraibici e sud-americani, all'insegna del suo grande amore: l'Africa
Se fino ad ora Mama Marjas era, a ragione, considerata la regina del reggae italiano, “Mama” non solo conferma questa fama, ma, azzarderei, ne espande i confini del regno ideale: alla luce di quest’ultimo lavoro, sarebbe riduttivo e svilente continuare a descrivere Marjas come un’artista reggae, avendo intrapreso un percorso di ricerca di quella “negritudine”, attitudinale e musicale, da lei stessa spesso invocata e cantata.
È già la traccia d’apertura la chiave di lettura musicale dell’intero disco, una palpitante, quasi ansimante, dichiarazione d’amore verso l’Africa: “da te sono nata e da te tornerò, ti porto sempre con me, vivi dentro di me”. Discorso sulla ricerca delle proprie radici -che poi sono quelle che accomunano tutti gli uomini- e della loro difesa orgogliosa ribadito anche nel brano successivo, “Mai”, basato su un ritmo percussivo ed ancestrale, a metà tra il Mali e il nyabinghi caraibico.
Tutto il resto dell’album, il suo quarto in studio, è un viaggio in cui la tarantina conduce l’ascoltatore all’interno delle musiche, tradizionali e moderne, della diaspora africana: oltre le Colonne d’Ercole dei ritmi della Giamaica, c’è tutto un mondo del quale Mama è appassionata ed eccellente interprete: Cuba (il mambo che flirta con il rocksteady in “Tiene tumbao”), il Messico (“La gente”), il Brasile (“Come dimenticare”), gli Stati Uniti del sud (il simpatico rhythm’n’blues dal sapore fifties di “Dicono”), l’Ovest africano e la Repubblica Dominicana (il dem bow di “Poco poco”).
Non mancano neanche episodi più pop, come la radiofonica “Mare”, riproposizione in levare di un brano di Gianni Morandi del 1964, potenzialmente un fortissimo tormentone estivo, e le successive “Chi sei” e “Alla fine” che virano verso il mood sanremese, non distante da quello proposto nelle ultimissime edizioni da Nina Zilli.
“Mama”, in definitiva, è un lavoro che vibra anima, che esplode di passione, che non è stato concepito come un freddo prodotto da esporre e vendere -prova ne sia la lunga gestazione rispetto al precedente “We ladies” di tre anni fa-, “Mama” parla di calore, di sentimento, di quello che più immediatamente ci sta intorno, parla anzi, con leggerezza e naturalezza, proprio di noi: “Mama” è un album vero, dal quale l’arte ed il gusto di Marjas, compositrice di tutti i brani, ne escono più lucenti che mai.
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La recensione MAMA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-23 10:00:00
COMMENTI (1)
Spettacolare, dolce, carismatica e piena di qualità! ! ! Lei è la donna normale , con gli effetti speciali e meriterebbe la stima di tutto il mondo! ! ! ! BLESS MAMA