L’omonimo esordio degli Ermes si muove a cavallo fra hardcore classico e post-hardcore, una formula già sentita, ma che nella sua onestà funziona di brutto: i sei brani, schegge di durata compresa fra i 90 secondi e i tre minuti, passano in un baleno ma si lasciano dietro una tabula rasa livellata a suon di ritmiche aggressive, chitarre sferraglianti, growl profondo e grezzo il giusto che si accompagna ad alcune linee vocali dall’andatura deadkennedysiana. Se non bastasse l’adrenalina a sconfiggere il rischio di far prevalere il “già sentito”, a impreziosire il lavoro ci sono alcune sfumature di colore diverso dai toni hardcore che compongono l’ep: alcune figure ritmiche dal reame del post-hardcore più colto, quello quasi ai confini col math, una certa estetica garage/lo-fi che permea il tutto e dà vita a qualche riff sghembo e stralunato, probabilmente retaggio della militanza dei componenti del gruppo in varie band dell’underground italiano (fra le altre Topsy the great, Quiet Pig, Stake-off the witch) impegnate su vari fronti del mondo della musica pesante. Insomma, un disco robusto e muscolare per un un ascolto piacevole e intenso, ma soprattutto un’istigazione dolosa a pogare su queste note e a cercare la prima occasione utile per farlo davanti ad un palco.
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