Mosè Santamaria, da possibile eremita a “cantautore cosmico”
Da chi cresce a pane, Franco Battiato e Juri Camisasca puoi aspettarti qualsiasi cosa. Soprattutto che sia mistico, surreale e un po’ intellettualoide. Come può esserlo solo uno che cita Sai Baba, Jean Paul Sartre, Alejandro Jodorowsky e Franca Lai. Viaggiando tra alto e basso, bagagli karmici, piani astrali, occhi di cosmo, mantra da tenere a mente.
Mosè Santamaria, per sua stessa ammissione, avrebbe potuto diventare un eremita. Proprio come il suo idolo Camisasca. Invece ha scelto di svernare in sala di registrazione, assieme a Martino Cuman dei Non voglio che Clara nel ruolo di produttore artistico, e di tradurre i suoi fragili ragionamenti in canzoni. Mosè ci ha messo parole e musica, Martino si è preso l’incarico di mettere insieme i tasselli e di far quadrare il cerchio. Con l’aiuto del computer e del sintetizzatore, ma anche della chitarra acustica, del flauto e del pianoforte. Così da far lievitare un pop trasversale, electro-acustico, discreto e mai sopra le righe.
“#RisorseUmane” prende forma tra beat elettronici ed esigenze cantautorali all’interno di un impasto sonoro dai toni leggeri, a volte malinconici. Terreno ideale per narrare storie di periferia, radicate in un humus nel quale il capitalismo globalizzato ha attecchito da tempo creando una borghesia annoiata e dedita al consumismo iperattivo. Santamaria racconta con sarcasmo e pregevoli calembour (“Pentole a repressione”), destreggiandosi tra brani confezionati e arrangiati in maniera impeccabile, denotando una abilità nella scrittura da tenere d’occhio. Un buon esordio per il “cantautore cosmico”.
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La recensione #RisorseUmane di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-21 10:00:00
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