Che in questi ultimi tempi vi sia un'intensa e appassionata reimmersione in quelle sonorità cupe e offuscate tipiche degli anni '80 meno "gettonati", è cosa piuttosto evidente.
Alla ricerca forse di una sensibilità che possa interpretare al meglio il nostro presente, sono moltissimi i musicisti tanto all'estero quanto in Italia, che hanno deciso di plasmare (o ri-plasmare) il proprio linguaggio su quelle sonorità così introspettive e rappresentative, facendone la propria chiave di lettura per un "oggi" in cui ricorrono (forse) gli stessi presupposti e le stesse urgenze creative.
A collocarsi in questo florido contesto è senza dubbio Amorth, che con il suo nuovissimo "Tormentor", rilegge le sensazioni sopra citate attraverso una massiccia dose di elettronica e un approccio negli arrangiamenti fra un ambient oscuro e un distorto post-rock, in un lavoro che sfiora i confini di una certa qual electro-pop-industrial, mantendosi all'interno di un ascolto che suggerisce tappeti sonori perfetti nel far da sfondo a notti solitarie di riflessione e introspezione.
Tanto i suoni quanto le scelte melodiche sembrano cullare la mente e le orecchie dell'ascoltatore solleticandone corde emozionali profonde. Pad lunghi e saturi accompagnano melodie leggermente acide ma sempre sognanti, in una sorta di mondo sospeso fra il dolcemente onirico e il reale più nudo e crudo, il tutto scavato da una drum-machine potente ma mai soverchiante.
A dispetto del titolo e dell'artwork scelti per accompagnare quest'uscita, "Tormentor" sembra racchiudere molta più delicata speranza che opprimente perdizione, anche se attraverso il punto di vista di una sensibilità fragile e una certa oscura drammaticità. Una volta percepite ed estrapolate le intenzioni emozionali dietro la produzione, però, quello che si evince è forse un'ingenuità compositiva che non brilla per ricerca sonora e complessità di scrittura, portando il tutto ad un mero simulacro di qualcosa di passato, piuttosto che all'utilizzo di un determinato linguaggio per giungere a qualcosa di realmente nuovo e personale.
"Tormentor" è un disco in cui Amorth riesce ad inserire e descrivere ciò che il suo animo ha da raccontare, ma lo fa in modo fanciullesco e difficilmente vincente, risultando un citazionista esperto piuttosto che un artista alla ricerca del proprio suono, ma soprattutto lasciando rimpiangere un passo di ricerca ulteriore (e di svincolo dalle proprie ispirazioni/ossessioni), per poter raggiungere un lavoro veramente completo, interessante e maturo.
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