Un pot-pourri musicale che pecca di originalità. Tra le tante sfumature del disco è il country a spuntarla.
“Lost & Sound” di GmG & the Beta Project mi ha fatto riflettere su una questione abbastanza curiosa. Se da un lato pare che le barriere tra i diversi generi si stiano assottigliando, proprio i gruppi che hanno sempre fatto del pot-pourri sonoro e linguistico il loro cavallo di battaglia sembrano spesso peccare di originalità, seguendo quasi ciecamente una serie di canoni venutisi a creare nel corso degli anni. I GmG & the Beta Project, per esempio, seguono in modo non troppo brillante questa scia dell’album calderone.
La ricetta la conoscete già: una dose generosa di strumenti e stili musicali, un paio di pezzi ska quanto basta, un pizzico di cultura spagnola e una spolverata di strofe francesi da mescolare al cantato di fondo, in questo caso l’inglese. Ora non fraintendetemi: non c’è davvero niente di male nel voler combinare generi musicali e lingue diverse, anzi l’idea di voler intrecciare mondi distinti è affascinante e stimolante. Il problema è che la band veneziana non è riuscita a portare a termine questo compito con originalità, né riesce a trasmettere quell’entusiasmo che spesso portano con sé le formazioni di questo tipo. Anche quando con “A Piece of Art” si cerca di passare improvvisamente dal funky allo ska (e viceversa) il risultato resta più caotico che interessante.
Forse delle tante sfumature presenti nel disco, la meglio riuscita, o quantomeno quella che cattura di più l'attenzione, è il country di “Conestoga (The Shooter)”. Il triangolo banjo-armonica-percussioni funziona bene e mi fa ritrattare per un momento quanto detto sull’entusiasmo poco fa. Anche la cover dei Dandy Warhols, “Bohemian Like You", merita comunque una nota positiva: il sound non sarà il massimo, ma il pezzo è stato reiventato con una dinamica interessante.
In sostanza: tanti strati musicali (con “Prostitute” il gruppo tenta anche una svolta più etnica), tantissimi spunti, una marea di direzioni intraprese e, senza fare troppi giri di parole, non una canzone capace di attirare veramente l’attenzione. A mancare, soprattutto, è un’impronta particolare, una visione comune che permetta di dare una chiave di lettura a questo caos.
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La recensione Lost and Found di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-08 00:00:00
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