Ep di quatto brani per la ska band romana che presenta un sound in linea con la tradizione dello ska romano tra testi politicizzati e ritmi veloci
Roma è una tra le città italiane nel cui seno o, fuor di metafora e più precisamente, nei cui centri sociali, è cresciuta una parte importantissima del movimento ska e reggae italiano, almeno l’ala di esso più combattiva e socialmente impegnata. Basti nominare la ormai storica Gridalo Forte Records per aver detto già tutto senza molte altre parole: lo spirito di Joe Strummer e di Jerry Dammers, le strade di San Lorenzo, il ritmo in levare e la militanza politica come sfondo di tutto questo.
Gli Skasso vengono proprio dalla periferia della capitale e da quel milieu socio-politico e ci presentano il loro ep di debutto composto da quattro brani, di cui la cover, ben eseguita ma sostanzialmente pedissequa all’originale (solo un po’ più veloce e scarna), di “Ghost Town” degli Specials.
Parlando dei tre pezzi originali, il lavoro si apre con “Tra cielo e utopia” e “Rabbia nelle vene” che, non spiccando per originalità, reiterano gli stilemi e le aspettative del genere e dei suoi ascoltatori: ska venato di punk, riff di fiati che ricordano la Banda Bassotti, inserti raggamuffin in pieno stile Radici Nel Cemento e testi militanti –anche se, obiettivamente, lontani anni luce dalla vena poetica di Sigaro dei Bassotti.
“Rotola”, invece, è caratterizzata da accenti che fondono balkan sound e stornelli romani, con un ritornello che, nelle intenzioni, vorrebbe replicare quello di “Er tranquillante nostro” portata alla ribalta all’interno della scena ska italiana dai bargamaschi Arpioni (ma, in realtà, di Gigi Proietti).
“Tra cielo e utopia” è un disco che, in definitiva, non osa né dal punto di vista degli arrangiamenti né da quello dei testi, andandosi ad incastonare nella già (troppo?) fitta schiera di band, attuali o meno, dello ska punk politicizzato italico.
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La recensione Tra Cielo e Utopia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-15 09:30:00
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