Kyrie
Le meccaniche del quinto 2004 - New-Wave, Dark, Alternativo

Le meccaniche del quinto

A suggello di una carriera decennale condita da centinaia di concerti e da quattro interessanti demo (“Da lontano”/1995, “Biennale”/1996, “In ricordo di Edith Behar”/1997 e “Le inutili divagazioni di un aeronauta”/2000), i Kyrie si lasciano alle spalle l’oscuro circuito delle auto-produzioni e con “Le meccaniche del quinto”, album prodotto dalla PmA records e distribuito dalla lungimirante Audioglobe, debuttano nel mercato discografico proponendosi come una delle più interessanti realtà della scena indie italiana.

Il loro cimento li vede protagonisti di un ispirato rock d’autore che, con i suoi tratti eleganti e raffinati, crea un intrigante rimando alle tematiche esistenzialiste e gli umori new wave di certe realtà musicali degli anni ottanta (Diaframma in primis, ma anche i Cure, a voler varcare gli italici confini).

Esempi emblematici sono “Lipsia 1933”, brano che con le sue struggenti immagini (“Lipsia anni trenta, roghi in piazza bruciano l’arte deformante”) apre in modo magistrale il cd, “Caffè viennese” infarcito di atmosfere romantiche e decadenti che rimandano alla Secession a Klimt e a Schiele, e “Decadenze” con i suoi ritmi serrati e lancinanti.

Ma queste, sono solo alcune delle perle disseminate dai Kyrie nel loro album: ce ne sono molte altre che brillano nelle liriche firmate da Piero Sciortino, nelle affascinanti alchimie sonore (davvero stupenda la melodia di pianoforte che apre “Rifugi culturali” e il ritmo ipnotico de “L’uomo macchina”) ma anche nel gusto estetico del booklet, impreziosito da suggestive immagini e nelle citazioni sparse tra i testi delle canzoni (Kafka, Mahler, gli haiku giapponesi…).

Tante evidenti dimostrazioni di talento, alla luce delle quali non resta che augurarsi che, per i Kyrie, questo sia il disco della svolta e che la “visibilità” raggiunta sia foriera dei meritati successi.

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