“Stalingrad” sembra rappresentare una sorta di epilogo oscuro di “Adagio furioso”, lavoro duro e spigoloso dei Ronin uscito lo scorso anno. “Altromondo” è il classico slowcore saltellante della band di Bruno Dorella: un filo di inquietudine nel giro di pochi rintocchi reiterati. “Catfish” in questa sua nuova veste si muove con slancio e leggerezza: di fatto i ghirigori di chitarra e le variazioni delle note sono le medesime del pezzo presente in “Adagio furioso”, ma cambia l’anima, forse un po’ più jazzata e desertica rispetto alla precedente incarnazione. La traccia conclusiva di “Stalingrad” è quasi terzomondismo alla Mice Parade, pur senza le usuali svisate indie rock del caso: i Ronin semmai preferiscono rompere gli indugi e chiudere i conti con una derapata metal sconcertante eppure esaltante al tempo stesso.
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