Canzoni semplici, pop rock senza fronzoli e testi divertenti. Giusto per non complicarsi la vita.
Il rock d’avanguardia, lo sperimentalismo contemporaneo, i tempi dispari, la musica colta. Va bene, ma Mauri Mines cosa c’entra con tutto questo ben di dio? Nulla di nulla. Lui preferisce non complicarsi troppo la vita, limitandosi a scrivere canzoni semplici per poi centrifugarle all’interno di un pop-rock senza fronzoli percorso da venature jazz, etniche, cantautorali. E poi completa l’opera con testi scanzonati, anche un po’ bastardi (fammi una sega Annalisa!). Se la prende con le sagre, i tifosi da curva, i chattatori compulsivi, i depravati emarginati. Dissacra ogni forma di sentimentalismo (“per dimenticarti guardo il culo a una hostess), descrive la dura esistenza dei musicisti professionisti (studiamo metodi americani… ma poi suoniamo per gli italiani “Romagna mia” ai matrimoni), se la prende con l’anticonformismo di facciata (“Impopolare”) e a un certo punto sembra omaggiare Elio e le Storie Tese (“Ex”). Il tutto seminando ai quattro venti un bel tot di leggerezza, con poca voglia di prendersi sul serio. “Pop anti pop” diverte ed è questo il suo maggior pregio, niente di più, niente di meno. Forse sarà un disco prescindibile, ma un ascolto senza pregiudizi di sorta lo merita: sorridere non fa mai male. Nemmeno all’avanguardista di turno.
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La recensione Pop Anti Pop di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-28 10:00:00
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