Il rock di facciata di "Coming from the Heart"
Il rifugio ideale dei Novaday è serrato da una gabbia di arrangiamenti solo apparentemente rock e melodie sin troppo convenzionali. In uno stile affine alle band americane a cavallo tra i ’90 e i 2000 quando il grunge era ormai un lontano ricordo, la band milanese va a carpirne gli aspetti più pop e superficiali di quel periodo, dando vita ai sei pezzi dell’ep “Coming from the Heart”.
Esecuzioni cristallizzate nel sound della traccia d’apertura “Heart Blitz”, non lasciano spazio all’innovazione, senza mai riuscire ad affondare il colpo. La voce limpida e pulita ne è difatto l’elemento guida del progetto, posandosi su una timbrica che ricorda quella di Vanessa Carlton, fortunata interprete di “A Thousand Miles”.
L’ep presenta il medesimo copione per il resto dei brani di matrice pop rivestito delle distorsioni rock e da ritmi tutto sommato ben riusciti. Si passa dalla più concitata “Never Say Goodbye”, fino all’approccio più radiofonico di “Fallen Star”, dove un’intentata intensità del pezzo fa trasparire più quello che non c’è, che quello che c’è.
“All That She Wants” anziché essere una brillante rielaborazione della versione originale degli Ace of Base, finisce per essere una parodia pseudo rock, temendo oltretutto il confronto con le capacità vocali della cantante svedese Jenny Berggren, svelando così un percorso già intrapreso in maniera ruffiana da band come i Vanilla Sky in “Umbrella” o dai più odierni My Dreams con “Lean On”, a caccia di successo sui rifacimenti di hit internazionali in chiave punk rock.
Si chiude “Coming from the Heart”, un ep senza dubbio privo di sbavature tecniche, ma completamente rivedibile sotto il profilo artistico.
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La recensione coming from the heart di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-05 00:00:00
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