Intimo, divertente e intrigante. Questo il mondo musicale dipinto da Gappa nel suo secondo disco: "Un Lupo"
"Un Lupo" è il secondo disco di Gaspare Palmieri, in arte Gappa.
Il cantautore modenese propone un album di 10 brani in cui trae ispirazione da diversi generi e tradizioni musicali.
Troviamo il folk, il rock e la musica balcanica. Forte l'influenza di Vinicio Capossela, che Gappa deve aver ascoltato parecchio in questi anni, soprattutto nella composizione di brani come "La riabilitazione della classe dirigente" o "Le badanti". Non si tratta però di un disco che ricalca pedissequamente un modello. Gappa propone un lavoro originale e coraggioso proprio per la versatilità e i punti di vista che attraversano l'album.
Il primo brano notevole è proprio quello che ispira il titolo, "Lupo", un vero e proprio inno alla solitudine e alla capacità di esistere da soli, senza che ci sia un branco da seguire. Il pezzo è costruito su un ritmo incalzante, ricorda le colonne sonore di Emir Kusturica nelle scene delle grandi feste zigane rappresentate nei suoi film.
Hammond, trombone e chitarra accompagnano un testo divertente e dalle metafore calzanti: "Mi sfilo ogni guinzaglio / non perdo mai quel vizio / ma il pelo sì lo cambio, come cambio indirizzo. Spavento le galline / allergico al tartufo / Non so guidare il gregge, perché son lupo".
Ai testi ironici e alle melodie accattivanti si alternano ballate anche dal gusto più impegnato.
Un esempio è "Mio Fratello": qui il cantautore con frasi profonde e tenere racconta la storia delle incomprensioni che un malato di mente vive in maniera costante. Il protagonista del brano lui lo chiama "mio fratello", come a voler indicare quanto si senta vicino e comprenda il mondo "parallelo" che queste persone creano e vivono, (Gasparre Palmieri è un medico psichiatra e conosce bene le patologie mentali). Morale del brano: spesso, la follia è negli occhi di guarda e non nelle menti e nelle anime delle persone.
Il disco vanta ottimi arrangiamenti e un autore sopraffino ma delude un po' sul finale. Gli ultimi due brani: "Coprifuoco" e "Narcisismo filantropico" non sono il fiore all'occhiello che sarebbe lecito aspettarsi da un disco godibile e costruito magistralmente in ogni punto dei primi otto brani.
Ma non saranno certo due canzoni a rovinare l'importanza e la bellezza di questo disco.
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La recensione Un Lupo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-27 00:00:00
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