Chicco de March, un uomo tranquillo.
Fino a qualche giorno fa ha girato i locali dell’alessandrino e dintorni con il suo “Tranquillo tour”. Una sorta di manifesto programmatico. Tranquillità nei suoni, nei testi sognanti e per certi versi minimalisti, ma sino a un certo punto.
Chicco de March, all’anagrafe Enrico Di Marzio, esce (momentaneamente?) dai Thomas per votarsi a un’estetica di indole pop-rock, in bilico tra suoni acustici ed elettrificati: un insieme di incursioni soniche comprensive di qualche spruzzatina in odore di Afterhours da addolcire con richiami cantautorali. Che portano il musicista piemontese a coverizzare i Church (“Sulla via lattea” è un’interpretazione, per quanto possibile fedele, di “Under the milky way”), a omaggiare i Byrds (ascoltare “Venite affanculo” per credere) o a inseguire sonorità un po’ più sofisticate, dal sapore indie (“Cerchi nel grano”). Senza per questo rinunciare a offrire zollette di zucchero, quelle contenute in “L’uomo di Neanderthal”, buttare giù un paio di ballate o a disegnare brani pop perfetti nonché orecchiabili come la title-track. Il punto di equilibrio è raggiunto in “Finardi aveva ragione”, che evoca (oltre al Rockerilla degli anni ’80!) il musicista milanese sul finire della sua prima vita artistica (quella dei tempi di “Roccando Rollando” e di “Extraterrestre”) tra clangori di chitarra e attenzione per la melodia.
“Quattro passi in centro” è un album nel complesso centrato, al netto di qualche deriva mielosa. E anche se Chicco de March non sarà la prossima next big thing del panorama indipendente italiano, prendiamo per buono questo esordio. In attesa che il buon Enrico si incattivisca un po’ e perda lungo la strada almeno una parte della patina di tranquillità che avvolge le sue canzoni.
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La recensione Quattro passi in centro di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-01 09:55:00
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