Un disco con due anime e molte canzoni che funzionano, ma ci vorrebbe un po' di grinta e personalità in più
CRNG sta per “carnage”, “massacro”, parola francese dal significato aggressivo ma dal suono dolce; questa dualità si riflette, in un certo senso, anche sul mood di questo esordio sulla lunga distanza: in “542”, il cui titolo fa riferimento ai giorni di durata della relativa (e lunga) campagna di crowdfunding, si affiancano e si mescolano un rock molto melodico, dalle sonorità di sapore post-punk nella sua versione indie degli anni 2000, e una forte influenza del filone del rock alternativo italiano, con echi di Litfiba qua e là (“Bestie”) ma anche di Timoria.
Su questa sorta di “doppio carattere” i CRNG costruiscono una loro personalità che ha un’impronta riconoscibile; i brani però non brillano per originalità, risolvendosi spesso in una formula che vede un’ossatura robusta, a base di chitarre distorte e ritmi abbastanza serrati, ammorbidirsi in melodie orecchiabili e discretamente radiofoniche soprattutto in prossimità di ritornelli e special. L’esecuzione poi è compatta e valorizzata da ottimi suoni, ma è forse un po’ di maniera, al punto che anche quando pestano i CRNG risultano spesso troppo “puliti” (qui è il cantato, buono seppur leggermente troppo impostato, a fare i giochi). Dal punto di vista compositivo, comunque, se qualche momento abbassa il livello (lo scontato indie synth-oriented di “Non hai avuto tempo”), altri lo alzano: “Frenesia” mescola le carte avanzando maestosa fra un tappeto di tastiere alla Muse e chitarre alla Arctic Monkeys; “Disprezzo” è un canto di odio ironico. In definitiva l’album si lascia ascoltare piacevolmente e rimane anche in testa con facilità. C’è però ancora del lavoro da fare sul carattere dei brani, qualche rimando di troppo a schemi e suoni troppo facilmente accostabili a questo o a quel gruppo da scremare per andare davanti dritti sulle proprie gambe.
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La recensione 542 giorni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-24 09:00:00
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