Folk psichedelico fin da subito tra elettronica, mandolino e kazoo
Folk psichedelico fin dal primo brano, a base di chitarre, basso, percussioni e altre amenità, dal bouzouki all'organo, dall'harmonium al kazoo. “It's all for you” è un bel pezzo d'apertura che unisce elettronica, strumenti e piglio folk in un climax ascendente. Con la title-track “Bread and circuses” le atmosfere si fanno più rarefatte e cantautorali, impreziosite nei ritornelli da un leggero mandolino e da piacevoli cori, con un finale sussurrato. Seguono un'altra ballatona, “Open up wide”, e una canzone divertita e fischiettata, “I'll see you there”. Il mandolino torna protagonista in “Einstein said”, tra il famoso scienziato tedesco e lo psicoanalista austriaco Sigmund Freud. “Up and down” contiene un'interessante contaminazione con il rap in dialetto campano di Rob Shamantide mentre “H.ash” è un pezzo strumentale in cui spunta la voce del musicista francese Amaury Cambuzat degli Ulan Bator. L'album si conclude con un ringraziamento, “Thank you”, e con tre brani in versione live: le due canzoni d'apertura rifatte dal vivo e la cover di “Folsom prison blues” di Johnny Cash, un manifesto d'identità.
La voce del frontman italo-americano è calda e bella, la produzione è ben realizzata e l'ascolto di tutto il disco risulta gradevole e orecchiabile. Non ci sono appunti o consigli: la band è fatta e finita, già strutturata, già pronta; resta da capire se l'Italia è il luogo giusto da cui partire per sviluppare al meglio il futuro. La band ha base in Campania ma con i prossimi progetti deve puntare ai palcoscenici internazionali, per poter attirare l'attenzione che merita anche fuori dai nostri confini.
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La recensione Bread and Circuses di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-19 00:00:00
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