L'ottimo singolo d'esordio della punk rock band romana che ci sputa addosso due brani di cattiveria, situazionismo e rabbia
Indossano un’uniforme nera, sono arroganti, vengono dalle periferie della capitale, sguardo severo, avanzano a ritmo di marcia. “What they want I don’t know, they're all reved up and ready to go”, cantava qualcuno quarant’anni fa.
Gli Human Race, volti già conosciuti della scena punk rock romana (Steaknives e Silver Cocks), esordiscono con un singolo che sembra uscito direttamente dalla Gran Bretagna settentrionale del 1978 e che, dal punto di vista strettamente sonoro, denota una chiara influenza di band come Stiff Little Fingers e Slaughter and the Dogs.
Due pezzi di punk rock puro, scevro da pesantezze politiche o banalità demenziali all’italiana, ma arte come la intendeva quel genio di Malcolm McLaren: situazionismo, estetica ed etica che si fondono, marzialità parodistica, musicalmente enfatizzata dalla solida sezione ritmica, rock’n’roll di matrice sixties selvaggio e incattivito, spietatezza gratuita nei testi e nello stile vocale.
Ottimo lavoro, malvagio ed anacronistico come si conviene. Ed anche se non vi piacciono, a loro non importa: siete voi a non piacere a loro.
---
La recensione Human Race 7" di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-14 09:56:00
COMMENTI