Si è rivelata un’esperienza decisamente scioccante l’ascolto (e la visione della copertina) di questo “Vite prefabbricate”: scioccante per crudezza, audacia espressiva e totale alienazione da generi e stilemi musicali.
Laventunesimafobia, infatti, propone un disco che farebbe bella mostra di sé tra le principali opere dell’Art Brut (la più famosa collezione è a Losanna, all’ Av. Des Bergières, N.d.R.), di quell’arte, cioè, che esplora l’altrove psichico e libera l’anima dalla oscure prigioni del delirio. Arte istintiva, indenne da ogni triviale preoccupazione d’applauso o di guadagno elaborata in una solitudine drammatica e per il solo incanto del suo autore.
Le tracce del demo sono la perfetta sintesi di questa forma espressiva: brani crudi e lancinanti, ardite sperimentazioni che miscelano recitazione, musica elettronica, psichedelia, noise, campionamenti e canto, e tratteggiano un tormentato collage di sensazioni e stati d’animo.
Sono davvero poche tre canzoni per dare un giudizio su una band, ma ascoltando il demo della 21a viene proprio da pensare che continuando su questa strada il duetto siciliano riuscirà davvero a tracciare nuovi ed inediti scenari nel circuito indie italiano.
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La recensione Vite prefabbricate di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-07-11 00:00:00
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