Velvet Score Youth 2004 - Rock, Indie, Alternativo

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Sulla copertina due ragazze si baciano. Amori giovanili. Confusi o certi, quello che conta è l’età. L’innocenza cruda dell’età.

Il primo disco dei Velvet Score si intitola “Youth” e, che ci abbiano riflettuto fino a consumare le idee o che sia stata decisione immediata, non è importante. E’ il titolo che questo lavoro doveva avere. In un mondo dove ogni cosa ha la sua giusta denominazione, dove vigono quelle regole dell’esattezza e precisione che qualcuno ha raccontato, la parola “Youth” avrebbe trovato il suo posto istintivamente su questo spazio bianco.

Li conobbi tempo fa e già allora intravidi quello che ora si è fatto più prepotente e visibile: l’irrequietezza. Vanno da una parte all’altra con la coerenza di chi, conoscendo i propri talenti, vuole assaporare tutti i piatti che ha davanti prima di scegliere. Ci sarà tempo poi per farlo. Tempo per fermarsi e invecchiare sopra quello che si poteva essere.

Ritorno sul concetto: la loro musica è giovane. Perché è solo in un breve periodo della propria vita che si può essere dolorosi e aspri pur rimanendo candidi. E loro ci riescono senza deciderlo.

Nella mia testa continua a bussare un nome: Sonic Youth. Ma più che per coincidenze stilistiche - ci sono evidentemente anche quelle -, per la disposizione che ho cercato di descrivere prima. Per la malinconia inconsistente delle loro melodie disfatte, a volte opprimenti a volte spensierate e leggere. Per quel modo di cantare sfiorando appena l’udito, lasciando al “rumore” il compito di indirizzare l’inesperto.

Non so se nella scelta del velluto ci sia una dichiarazione d’ammirazione verso i Velvet Underground, sicuramente però sono stati un loro ascolto. E anche se può suonare irrispettoso, e per loro finanche imbarazzante, credo che l’esempio ingombrante sia stato recepito e tradotto senza pecche. E poi ci sarebbe da parlare di quello che hanno lasciato i Cure, e i Mogwai… ma questo dei Velvet Score è un bel cd e sarebbe preferibile ascoltarlo senza ascoltare me.

Una delle cose migliori che ho sentito ultimamente. Sicuramente l’unica, da un po’ di tempo a questa parte, in cui è visibile, l’urgenza di esistere. Non vogliono suonare. Devono suonare.

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La recensione Youth di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-07-11 00:00:00

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