Vi piace il disordine? A me sì. No, non affermo ciò perché mentre scrivo ho di fronte a me una stanza che sembra reduce da una perquisizione della DEA. Be', un po' sì. Ma ora, lasciando pure perdere i discorsi banali sul disordine creativo, non è vero che entrare in una casa troppo pulita e ordinata fa pensare a una persona non molto accogliente, ma soprattutto senza tanti interessi? Ecco, se questo album fosse una casa io me la immagino come un casino di dischi di tutti i tipi affiancati senza criterio, libri lasciati a metà, custodie di dvd sparse, videogames e musica costantemente a volume sparatissimo.
E solo a volume sparatissimo può essere ascoltato questo caos di electro, rock, dubstep, blues, hip hop, punk, decenni random, citazioni non solo musicali (“Santa Maradona”, “Paura e delirio a Las Vegas”...), Rage Against The Machine, Die Antwoord, Prodigy, Sleaford Mods, Justice, chi più ne ha più ne metta... che a tratti pare molto organizzato, a volte funziona così così – le parti rappate per esempio sono abbastanza telefonate e ammosciano un po' – ma del resto trattandosi di un consapevole bordello non ci si può aspettare nitore e perfezione.
Ci si può aspettare, questo è lecito, che spacchino i culi dal vivo.
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