I La Mamoynia (parola greca che indica dei piccoli microbi che si nutrono dei frutti marci, pronuncia “la mamunia”) sono di Brescia e suonano un misto di EBM e dark-wave che riporta l’ascoltatore indietro nel tempo ai primi anni ’80. Su tutti vengono in mente i DAF, o i gruppi electro-punk di F.M. Einheit paralleli agli Einstürzende Neubauten, esperienze che hanno goduto molta fortuna nel nord Europa, soprattutto in Germania dove spopolano ancor oggi i festival a tema. Non è quindi un caso che i La Mamoynia abbiano trovato un’etichetta discografica da queste parti e che, sempre qui, abbiano avuto importanti esperienze dal vivo.
Sia come sia, il primo ascolto non mi ha entusiasmato particolarmente, forse perché ormai queste sonorità sono talmente diffuse tra i giovani da essere quasi una moda, forse perché è difficile fare qualcosa di veramente originale in questo campo. In realtà i La Mamoynia un tocco di originalità ce lo mettono, eccome. Si tratta del loro cantante Dimitris Triantafyllou, greco di nascita che utilizza la sua lingua madre in alcuni pezzi imprimendo un’accezione sicuramente non convenzionale. A questo va aggiunto che i brani sono quasi tutti dignitosi nella loro definizione di ritmi ballabili, basi elettroniche, canto tenebroso e impostazione industriale. Tra tutti gli episodi spiccano la cover di "Ricky's Hand" di Fad Gadget e “I anixi emoraghi” forse la loro canzone più ispirata.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-07-12 00:00:00
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