Il rock è morto? Quante volte è stata posta questa domanda e quante volte la risposta è stata affermativa. Tante, troppe, noiosamente troppe. Io stessa sono convinta che gli urgenti impulsi che hanno condizionato la nascita del rock come stile di vita e come autentico “essere” si siano annacquati nel tempo privando lo stesso del proprio vigore e della propria originaria identità. Normale, niente di strano, la musica altro non è che diretta emanazione della società e con essa, o in reazione ad essa, si evolve.
Poi ascoltando certi cd mi convinco che forse la rivoluzione del rock è stata talmente prepotente e penetrante da essere in grado di oltrepassare le barriere temporali per infervorare ancora certi animi che, nel migliore dei casi, riescono a darle espressione nelle sue forme più autentiche ed ancestrali.
Accade con “Tonight’s the day”, frutto di una riuscitissima collaborazione tra Bogartz ed Alessandro Ducoli, che prende il bislacco nome di My Uncle The Dog. Atmosfere oscure, suoni triviali e graffianti, sregolate distorsioni, intensi sovrapporsi di eterogenee chitarre e ritmiche incisive contraddistinguono il loro rock viscerale, indomito, radicato nel blues più atavico: quanto esce dalle casse arriva irruentemente allo stomaco, senza filtri né inibizioni.
Sin dall’inizio l’impatto è bruciante con una caustica rielaborazione della tetra “Tonight’s the night”, sottratta ad uno degli album più cupi e strazianti di Neil Young e gettata in lugubri bassifondi da cui risuona sporca e raschiante. Difficile trovare un aggettivo che le renda onore. Il tema viene ripreso con maggiore foga nella sinistra ghost track strumentale, assumendo toni più sferzanti e psichedelici. Interessante il riadattamento di due pezzi tratti da “Honeymoons in the desert” – già Bogartz -. La sensualità circospetta che caratterizzava l’autentica “Jennifer” lascia spazio ad una rabbiosa versione che sembra raffigurare un animale legato, impegnato in una inconsulta lotta per liberare il nerbo represso. “Zachary Taylor” viene riletta in chiave country ma il “Nashville sound” subisce l’aggressione degli strumenti elettrici piegandosi alla loro irruenza. “Hey perfect” è invece il rifacimento inasprito della poetica “Perfetta” firmata Ducoli, riproposta - oltre che parzialmente in lingua inglese – con vesti decisamente più aggressive in ossequio al leit motiv del progetto.
La collaborazione con un songwriter si fa tangibile nei pezzi in italiano, in cui viene mantenuto il sound originario col suffragio di testi solidi ed espressivi, sicuro frutto di una penna consumata ed esperta. Intenso e trascinante lo scorrere di “Lacqua”, con un alternarsi di moderata quiete a debordanti slanci. Più nervosa ed incalzante la monitoria “Il dio dei cani”.
Tra tanto fragore trova spazio anche una splendida ballata notturna, “Tonight’s the day (worry?)”, - remake di una “vecchia” canzone dei Bogartz - perfetta nel suo delicato intrecciarsi iniziale di chitarre e nel suo evolversi in un crescendo scandito dal costante ripetersi di un ipnotico riff chitarristico, con l’accompagnamento discreto di un nostalgico sax.
Nulla da eccepire, nulla da togliere o aggiungere, tutto suona come dovrebbe ma senza mai risultare artificioso o preordinato, trasudando passione e istinto. Ora ho una risposta al quesito iniziale– combinazione è proprio Neil Young a suggerirmela - e mi convinco che finché ci saranno progetti come questo: “Hey, hey, my, my, rock’ n’ roll will never die”!
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La recensione Tonight’s the day di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-07-14 00:00:00
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