La chitarra slide è un'arma con cui aprire le porte del tempio sacro del south-blues.
Deserto, distributori di gasolio dismessi e cappelli da cowboy. Nient'altro viene da pensare ascoltando le quattro tracce di "The Trace", prima uscita per il chitarrista piemontese Matteo De Feo, uno che negli Stati Uniti del sud est sembra esserci nato per davvero.
Chitarra folk, slide e pochi cenni di ritmica sabbiosa, questi sono gli strumenti utilizzati per sprigionare una malinconia calda e languida, socchiudere gli occhi ed immaginare di correre per la Natchez Trace Parkway, e avere come colonna sonora il suono evocativo di questo ep. Due i brani già editi e rivisitati da De Feo: "Dark was the night, cold was the ground" di Blind Willie Johnson e "Paris, Texas" già tema del'omonimo bellissimo film di Wim Wenders del 1988, suonato da Ry Cooder.
In "The Trace" si sente una devozione totale ad un suno ben specifico, quello dei padri del del blues, quello per intenderci che ha portato al grande pubblico Ben Harper, attualizzandolo e rendendolo pop, quello che a suo modo riesce a fare anche Matteo De Feo con arrangiamenti classici ma comunque moderni.
In un ipotetico prossimo album è auspicabile qualche cambio di ritmo in più e magari qualche parte di cantato che, se gestite con la stessa classe ascoltata qui, potrebbero trasportare definitivamente l'anima di chi ascolta nel tempio sacro del south-blues.
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La recensione The Trace (EP) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-25 10:00:00
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