Autoironia ed eclettismo made in Sicily
C’era una volta il cosiddetto “rock demenziale”, sottogenere spesso considerato come il fratello minore (e minorato) della buona famiglia rockettara di albionica ascendenza, che ha fatto la fortuna di gruppi come Squallor, Skiantos, Gem Boy e, ultimi ma non ultimi, quei mostri sacri degli Elio E Le Storie Tese.
Ora, per un quartetto siciliano all’esordio assoluto, scegliere di percorrere una strada già difficile in partenza potrebbe far pensare a un suicidio artistico annunciato; ma una volta attraversata la selva di suoni pop, folk, punk, metal, addirittura reggae e house, se si presta attenzione ai testi si capisce come il divertissement fine a se stesso sia solo una scheggia impazzita (“Non portar l’aspirapolvere nel bosco”, tributo palese agli EELST) di un progetto narrativo più ampio e interessante.
Lo si intuisce già dalla traccia d’apertura, “Questa coppola di Miki”, racconto lucido e spietato di una generazione vuole liberare il cantautorato dai cliché e dai campionamenti elettronici. Una generazione di trentenni che rivendica l’indipendenza aggrappata alla porta della propria cameretta in casa di mammà (“Siamo tutti figli”), e che vive le proprie ansie e aspettative con un’autoironia devastante.
La capacità dei Civico 4 di alternare generi e stili anche all’interno di uno stesso brano, nonché la loro straordinaria abilità nel descrivere situazioni in apparenza assurde e banali (“Bebè a bordo”, che ricorda vagamente una puntata dei Simpson che a sua volta rifaceva il verso ai Beatles), di per sé dovrebbe bastare a farli uscire da un’etichetta che, a tutt’oggi suscita perplessità per un modo scanzonato, e non necessariamente ortodosso, di fare e intendere la musica.
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La recensione Morti per la sfiga di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-29 09:50:00
COMMENTI (2)
Grazie a voi e ancora complimenti!
grazie mille per la recensione da parte di tutta la band