Un progetto davvero assurdo. E bellissimo.
È un progetto davvero assurdo, Urali. Prendiamo “George (My King)”: c’è un riff doom stile Jesu - di quelli che piegano i chitarristi più decisi e i fan più appassionati - e c’è una voce che canta le sue storie guardandoti negli occhi, per nulla intimorita dal frastuono delle distorsioni. Tutto qua: niente batteria, niente effetti speciali.
Il bedroom metal di “Persona”, nuovo album di Urali, è insomma un miscuglio di sensazioni differenti che insieme funzionano benissimo. “Immanuel (We Don’t Have to Work in Dreams)” è bellezza, big muff e commozione: qualcuno si offende se tiriamo in ballo “Glycerine” dei Bush? (Se la risposta è sì, domandatevi se avete un’anima). “Hector (Horror Vacui)” è un folk oscuro che lentamente si apre fino a incrociare le strade dei migliori Death Cab For Cutie. “Catherine (How to Manage Anger)” è il singolone dei cuori timidi, quelli che raccontano la propria verità sussurrando, perché ogni parola conta quanto una vita intera e ha bisogno di orecchie attente e sguardi intensi per poter sfuggire al cinismo che ci sta uccidendo. Dopotutto siamo persone, prima ancora che organismi.
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La recensione Persona di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-20 10:00:00
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