Il Terzo Stato Manifesto 2015 - Alternativo

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Un esordio convincente tra Bad Religion e sprezzanti critiche alla società

Il Terzo Stato fa il suo esordio nella scena musicale con un lavoro politico in modo duplice. Prima di tutto è politico il loro nome, che fa diretto riferimento alla terza categoria di persone dell’ancien régime; e lo è anche il titolo del loro primo ep, “Manifesto”, che quasi ci prepara alla rivoluzione.
L’ascolto non delude le aspettative e offre quanto immaginato. Un punk duro e rabbioso tra i Dead Kennedys e i Bad Religion, con anche un vago ricordo alle canzoni più sporche dei Fast Animals and Slow Kids - con i quali condividono poco altro, se non un goccio della sprezzante ironia di “Cavalli”.
I testi sono tutte critiche alla società - e dati i presupposti era abbastanza intuibile. Sì parte con la title-track che, da vero e proprio manifesto, chiede la fiducia dello spettatore in cambio della propria «sdegnosa rabbia», distanziandosi dalla musica fredda e indifferente. Si prosegue tra l’immancabile critica al capitalismo senza raziocinio e quella all’affermazione dell’informatica che va di pari passo con la perdita dei valori.

“Manifesto” è un primo convincente passo, dal quale ci sono tutti i presupposti per tirare fuori un lp con carattere. È una breve dichiarazione d’intenti, una versione nuda e cruda del pamphlet scritto dall’Abate Sieyès all’alba della rivoluzione francese, la cui frase più celebre riesce tutt'oggi a sintetizzarne perfettamente i propositi: «Che cos'è il terzo stato? Tutto. Che cosa è stato finora nell'ordinamento politico? Nulla. Che cosa chiede? Chiede di essere qualcosa».

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La recensione Manifesto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-03 09:00:00

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