Mai avrei pensato che gli One Dimensional Man sarebbero diventati un "problema" per la musica di casa nostra. Ultimamente i tentativi di emularli stanno oltrepassando il livello di guardia, e mentre il trio veneto viaggia ormai su livelli qualitativi internazionali, i loro residui nazionali si stanno omologando in strutture compositive ciclostilate. La casistica è ormai vasta e il grande numero di gruppi che si cimentano in questa pratica rischia di nascondere quelli che comunque dimostrano di sapersi muovere nel genere senza subirlo. Gli Stati di Angoscia per ora si mettono esattamente nel mezzo, in sottile equilibrio tra stucchevole derivazione e travolgente ispirazione.
La loro attitudine è schietta e sfrontata, capace di rastrellare le variazioni più ruvide del rock'n'roll per ricompattarle in maestose costruzioni di rabbia e rumore. Scelgono l'inglese come lingua espressiva e lo padroneggiano con cura ma senza esagerare. Il loro stile discende direttamente da tutte quelle forme di blues malato che hanno devastato i polverosi live club della East Coast, scagliando le pentatoniche all'interno del noise. Incalzanti e compatti in ogni fraseggio, sfogliano il manuale del rock soffermandosi sui concetti di intensità, fragore, essenzialità, passione. Inevitabilmente allineati a certe movenze di Jon Spencer, gli SDA ammirano anche gli Stooges e gli MC5, da cui riprendono le allucinazioni punk'n'roll e l'attitudine criminale nello storpiare le chitarre all'interno di convulsioni ritmiche carnali.
Schizzati e deviati, si lanciano in ballate lancinanti, in un crescendo spasmodico che disintegra il blues in cantilene paranoiche, saltando da una distorsione all'altra. In questa furia sonora, la melodia diventa un dettaglio sempre presente, ma mai capace di diventare realmente protagonista, così sommerso da tonalità crude.
Apparentemente questo Set The Fire To The Brothel potrebbe essere un piccolo gioiello se preso fuori dal contesto, ma i troppi stereotipi che emergono durante l'intera durata del disco diluiscono la carica esplosiva dei brani, rivelando alcune pesanti lacune in fase creativa. Senz'altro la loro dimensione ideale è l'esibizione dal vivo, ed è probabilmente questo il modo migliore per avvicinarsi a questa formazione. Per ora resta l'impressione di una grande dote espressiva che deve disfarsi di certi schemi per mostrare la propria personalità, altrimenti ci si annoia.
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La recensione Set the fire to the brothel di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-08-21 00:00:00
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