Il combo reggae fiorentino torna con un nuovo album a poco più di un anno di distanza dal precedente: il secondo capitolo è sì più compatto, ma anche meno efficace
A poco più di un anno di distanza dalla precedente prova, tornano gli Earth Beat Movement, con un disco che "racchiude in sé una scelta stilistica più mirata" e che abbandona la doppia veste italiano-inglese per optare decisamente in favore del secondo idioma.
Anche il concept è piuttosto definito, ispirato dai testi di Louis Hay, Wayne Dyer e Lao Tzu e si esplicita in brani che inneggiano al pensiero positivo come "You've got the fire", "Give gratitude" e "Un sorriso in più". Unico episodio, quest'ultimo, nella nostra lingua, ma forse anche l'unico che riesce, col suo immediato refrain, a replicare la freschezza pop dei brani del primo disco degli EBM, "Right road".
Intendiamoci, non è che questo secondo capitolo, "70 BPM", sia un brutto lavoro, solo si ha la sensazione che certi pezzi ("Heal your heart", "My travel") girino a vuoto o reiterino eccessivamente idee non fortissime ("Missy Bun Down", "Beautiful ladies").
Da "Right road" rimane il buon lavoro sui suoni e la capacità di spaziare, flirtando con il ragamuffin e l'elettronica, e non manca qualche canzone valida ("Mr. Heat" e la dinamica "Selfie", oltre alla già citata "Un sorriso in più"): ciò non toglie che la qualità dei brani appaia inferiore a quelli dell'album precedente, che pure poteva spiazzare in alcuni punti per l'eccessiva eterogeneità. "70 BPM" è senz'altro più compatto, ma anche meno spontaneo ed efficace. Probabilmente il motivo è l'eccessiva vicinanza, nel tempo, a "Right road", ma poco male: c'è tempo (e talento) per rimediare in futuro.
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La recensione 70 BPM di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-13 09:55:00
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