Linee di basso forti e cupe, chitarre ala vetriolo e interpretazioni vocali passionali, ipnotizzano facilmente corpo e orecchie.
Basta poco per imprimere se stessi nella propria musica se si ha carattere da vendere e questo disco ne è pieno a tal punto che il trio perugino potrebbe prestarne un po' a qualche collega dalla spina dorsale fragile. Bastano la copertina e i primi venti secondi di "Second Day" che già si ha la sensazione di essere rapiti dalle atmosfere del gruppo. Ci si lancia senza compromessi in una cascata di pezzi che spaziano fra il grunge più viscerale, quello di vena più punk d'appartenenza Nirvana e Hole e composizioni invece originali e interessanti, sempre intrise di una velenosissima aria anni '90 da cui fanno capolino gruppi come L7 e Queens of the Stone Age. Detto questo si potrebbe pensare che le Vivienne the Witch siano l'ennesima band dedita al revival di vecchie sonorità e quindi un po' stantia; ma è solo apparenza. L'originalità di questo lavoro è proprio il suo punto di forza; ascoltare "Pussy pussy pussy", "Reason why I laugh and Cry" e "One step to the river" per credere. Linee di basso forti e cupe, chitarre ala vetriolo e interpretazioni vocali passionali, ipnotizzano facilmente corpo e orecchie.
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La recensione Shadowbox di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-06 00:00:00
COMMENTI (1)
Grazie per la recensione! La prima canzone si chiama "Strange day".
:)