La prima cosa che colpisce in questo disco è la (bella) grafica, semplice ma evocativa. La seconda è l’anomala durata, 7 brani per neanche 25’, un minutaggio troppo lungo per essere considerato un ep e, forse, troppo corto per un lp. Ma molto meglio un dischetto come questo, in cui si è in presenza di una manciata di canzoni mediamente ben riuscite, che certi album fatti di riempitivi.
Un progetto facile da collocare in quel cantautorato rock, a volte più elettrico e blueseggiante (“Now I know...”), a tratti più acustico e intimista (“Life was not yet”), con episodi più incalzanti e davvero intriganti come “When we parted”, più indie-rock nell’andamento e nelle soluzioni sonore. La bella voce di Pietro De Cristofaro ricorda a tratti, in certe inflessioni, quella di Jeff Buckley, ma il titolare del progetto, tra l’altro autore di tutti i pezzi, ha la maturità e il buon gusto di non spingere mai certe consonanze, probabilmente inconsapevoli, oltre il dovuto.
La presenza di Cesare Basile come strumentista e fonico sembra aggiungere un tocco di affascinante oscurità al tutto; certe atmosfere, infatti, riportano a Nick Cave e trovano nel bravo artista catanese probabilmente il manipolatore più adatto.
Un disco che piacerà particolarmente agli estimatori del ‘nuovo movimento acustico’, ma che potrebbe risultare sorprendentemente interessante anche per molti altri.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-08-23 00:00:00
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