"Non puoi più mentire sulla soglia del dr. Trip!" Ammoniscono i Lemura in apertura. A loro sicuramente non serve mentire, almeno dal punto di vista musicale; il gruppo, arrivato alla seconda fatica discografica suona tonico, energico e brillante, tanto che i muri della camera sembrano riempirsi fino a spezzarsi, lasciando intravedere il mare dietro le mille pareti della città. Il disco è scritto e arrangiato con una maestria degna dei primi della classe: mai scontato, mai prolisso, mai pesante. Le note del piano accompagnano la maggior parte dei pezzi come vene dentro un corpo, mentre le sonorità scelte dalla band sono piacevolmente non classificabili; la mente fa fatica a rilassarsi sballottata fra sonorità progressive, distorsioni anni '70 e momenti di ampio respiro quasi cantautorali dove con melodie curatissime e dolcissime i Lemura bussano alle orecchie attirando subito l'attenzione. "Traffico" è un esempio di schizofrenia musicale che ipnotizza fino a lasciare spazio alla piccola perla che è "La migliore delle ipotesi". Si prosegue con "Domino" che è anche un videoclip, la più cantautorale, con sprazzi di arrangiamenti classici e interpretazioni vocali estremamente moderne che a tratti ricordano l'ultimo Iosonouncane.
In un vortice di psichedelia, rock alternativo e cantautorato il disco dei Lemura finisce e quasi senza pensare, viene da rimetterlo daccapo e rituffarsi ad occhi chiusi alla scoperta della loro musica.
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