Si presentano come una formazione "operaia" ma in realtà conoscono perfettamente il materiale che hanno per le mani e sanno come usarlo nel modo migliore: non a caso sono una delle band di r&b più divertenti e coinvolgenti in circolazione
Provenienti da storiche formazioni punk e garage come Thee S.T.P., Preachers e Thee Stolen Cars, i Midnight Kings sono una all-star band dedita al frat rock (ossia lo stile delle formazioni collegiali americane degli anni Sessanta, una specie di zio del garage rock) che "punta a trasformare ogni concerto nel set di 'Animal House'". Chi ha avuto la fortuna di vederli dal vivo può confermare: sono uno dei gruppi più divertenti e coinvolgenti in circolazione.
Ma qui parliamo della loro prima prova discografica sulla lunga distanza, che segue il singolo pubblicato qualche anno fa e ormai esaurito. "Band of thousand dances" (titolo ispirato al pezzo di Chris Kenner reso famoso, tra gli altri, da Wilson Pickett e che è un'ulteriore dichiarazione degli intenti del gruppo ossolano) si compone di quattordici brani, con due cover ("Baby don't you weep" di Luther Ingram e "I idolize you" di Ike & Tina Turner) e dodici originali: suono compatto, nervoso, di nuggetsiana memoria, con l'attitudine party che anche su disco emerge distintamente.
Pezzi come "Millo's in love", "Hey! Mathilda", "She's the boss" sono costruiti su canoni classici dell'r&b e del rock'n'roll e proprio da questa formula - apparentemente usurata ma in realtà mai doma - traggono la loro forza, con il sax tenore e l'armonica a impreziosire un sound dominato dalle chitarre, da due voci "nere" e dagli irresistibili cori botta e risposta che sono il primo passo per la costruzione di un rapporto col pubblico.
Perché questo è chiaramente il primo obiettivo di un gruppo come i Midnight Kings, che si presentano come una formazione "operaia" ma in realtà conoscono alla perfezione il materiale che hanno per le mani, e hanno trovato il modo per renderlo proprio: basti pensare al modo in cui viene bastardizzata la lezione di Elvis in "Mish mash Mary" e "Another kiss", a quella sorta di seguito proto-punk a "Money" che è "Give my money back", a "Midnight ride" che sembra omaggiare gli Isley Brothers e i Contours in salsa texana.
Insomma, tutti brani del disco mantengono (eccome) le promesse, e non sfigureranno di certo nella scaletta accanto ai classiconi r&b e garage che i Kings propongono dal vivo: il consiglio è di testarli al più presto, e verificare direttamente come l'epiteto di "Band of thousand dances" sia tutt'altro esagerato, per definirli.
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La recensione Band of the thousand dances di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-15 09:30:00
COMMENTI (1)
Evvai!!!! Grandissimi The Midnight King, confermo uno dei gruppi più divertenti in circolazione!