Tommaso Primo firma il suo disco d’esordio. Con Napoli nel cuore.
Napoli è al centro di tutto. Con i suoi vicoli e le storie da raccontare. Tommaso Primo si aggrappa al senso di appartenenza, all’identificazione con la sua città. E non solo per la scelta della lingua, o dialetto che dir si voglia. Sia chiaro sin da subito: “Fate, sirene e samurai” non offre immagini da cartolina, stereotipi o dabbenaggini assortite. Forse, a volte, il rischio c’è e si sente, ma se ne esce in poco più di un attimo. Perché oltre alla napoletanità, Tommaso riesce ad allargare il proprio raggio d’azione. Occupandosi, tra le tante cose, di prostituzione, immigrazione, morte. Storie imbastite da sonorità acustiche, arricchite da arpeggi di chitarra quasi sempre in primo piano e da innesti di archi. Un disco a trazione pop, alleggerito da influssi di samba, diluito da ritmi africani, impreziosito da un insospettabile amore per il jazz (“Stella”). Che si ascolta volentieri, al netto di qualche sdolcinatura di troppo, che comunque non inficia più di tanto sul risultato finale.
“Fate, sirene e samurai” è un disco semplice, anche se solo in apparenza, che cerca di mettere assieme tradizione e un cantautorato più legato ai nostri giorni. Ci riesce abbastanza bene, sia pur con i limiti di cui sopra.
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La recensione Fate, sirene e samurai di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-01 09:00:00
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