Leggo dal sito della band, nella sezione biografia: “1 Settembre 2001: si esibiscono all’Independent Days Festival di Bologna con Man or Astroman, Mogwai, International Noise Conspiracy, I Am Kloot, Turin Brakes, Ed Harcourt, Cut, Micevice”. Io c’ero, ma non ricordo di loro. Tanto meglio, penserete voi, così la mente è libera da eventuali pregiudizi.
Tocca quindi alle 12 tracce di “Apparenze” svelarmi il mondo di questo quartetto bolognese tutto al femminile. Già concessi diversi ascolti e i primissimi mi dicevano di un gruppo mediocre decisamente fortunato ad aver trovato un’etichetta disposta a pubblicare la loro opera prima (soprattutto in un periodo di vacche magre come quello attuale). Dopo un attento riesame - e avvalendomi di cuffie e clima notturno - penso di aver esagerato nelle prime (negative) impressioni, certo non al punto da tornare completamente sui miei passi. Continuo infatti a pensare che questo esordio non contenga canzoni strabilianti e con molta difficoltà tornerà a viaggiare dalle parti del mio stereo; tuttavia si lascia ascoltare, mostrando una capacità di esecuzione lievemente superiore alla media e un buon lavoro di studio.
Ma ciò - converrete con me - è un po’ come dire che al loro posto potrebbero esserci mille altri gruppi e che il rock di cui sono capaci le bolognesi è caratterizzato da un fattore qual è quello dell’intercambiabilità (provate il giochetto con gli equivalenti maschili de Il Nucleo oppure con La Camera Migliore e poi ditemi) che poco depone a loro favore. Non riesco infatti a scorgere tratti personali in un complesso di suoni dove la rincorsa ai canoni mainstream del genere sembra l’unico obiettivo, dove i brani sembrano modellati su standard ormai rigettati persino dalle radio.
Mi chiedo perciò: che fine hanno fatto la freschezza e l’urgenza comunicativa di un esordio? Qui dentro manca lo spessore, le canzoni e il nerbo, ma probabilmente è un difetto che pervade un’intera generazione di musicisti, critica e discografici. E non si tratta di essere ‘nichilisti’, ma è che abbiamo la (fottuta!) voglia che il panorama musicale si arricchisca di proposte destinare a durare nel tempo. Non mi sembra sarà il caso delle Diva Scarlet, ma mi auguro che un giorno, dal vivo o negli anni a venire, sapranno smentirmi. Si è sempre in tempo a tornare sui propri passi.
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La recensione Apparenze di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-08-27 00:00:00
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