Fellem Potoane, punk di razza da valorizzare
Benché la linea di basso di “Preludio” sia un esperimento ben riuscito su atmosfere funky in stile anni ’70, la traccia d’apertura composta dai Jasmine Gli Sbalzi, è destinata ad essere tra le incisioni più lontane dallo stile del gruppo.
Difatti la parte iniziale dell’album è dettata dalle reminiscenze hardcore punk e dalle veementi invocazioni in “Surfing (Dorika Version)” del primo Giovanni Lindo Ferretti. Stessa sorte avviene per i due brani successivi “Vigor” e “Sentimento”, assimilando così una maggiore incisività in testi ridotti all’osso e accompagnamenti di ritmi frenetici. Se concretamente “Sentimento” riesce a raggiunge una soluzione alla visibilità del progetto della band marchigiana grazie anche ad un lieve calo nel ritmo, i testi che sfociano in un senso di avversione e repulsione verso qualcosa di mai definito, si fanno ancora più dirompenti in “Mi sento Mario”, dove urla violente e liberatorie riescono a mandare in frantumi tutto quello che sino a questo momento era stato solamente accennato. Il brano orbita attorno a un’interpretazione screamo, che ne diviene il fulcro, mettendo a dura prova una muscolatura ritmica sostenuta dai taglienti fraseggi della chitarra solista.
Passando per la traccia strumentale “Fulmine”, rilevantemente più vicina alle produzioni lo-fi indipendenti, il brano “Passato” stabilisce in modo definitivo la giusta miscela artistica del gruppo, che fa senza dubbio del punk di matrice italiana il proprio tratto distintivo, senza al contempo perdere di vista le sonorità del panorama indie.
Il profilo dell’album "Fellem Potoane", pur non essendo sempre maturo, conserva in maniera intrinseca la forza di un cantato italiano come peculiarità da valorizzare maggiormente, dando come risultato un lavoro non ottimo ma più che buono.
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La recensione Fellem Potoane di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-16 00:00:00
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