Ci sono due messaggi che emergono prepotentemente da "Rapper bianco" di Nex Cassel. Il primo è legato al concetto di competizione. Poco più di un mese fa durante una puntata di Down With Bassi con ospite i Microspasmi, Goedi sottolineava come, rispetto al passato, si sia persa proprio quella competizione più genuina che esisteva fra rapper, meno artefatta, senza troppi freni. Con "Rapper bianco" il Generale ha riportato l'attenzione su quanto sia importante quest'elemento nel rap (elemento che da sempre ha caratterizzato qualsiasi disciplina dell'Hip Hop). Tu sei bravo ok, ascolta questa roba però, senti come ti faccio il culo con le rime, con gli incastri, con le punchline, senti come ti asfalto, e ora prova a rispondermi, prova a fare di meglio. È questo il primo semplice concetto dietro il nuovo lavoro di Cassel, è per questo che si autoproclama miglior rapper bianco, questo è quello che arriva quando ascolti brani come "Scuola classica" o "Patrimonio nazionale", è questo che dimostra lo stile, che dimostra come il rap non sia solo musica per ragazzini.
Il secondo messaggio ruota invece attorno ai contenuti. Nex esamina le debolezze umane, quelle comuni, niente giri di giostra alla fine del mondo, tutta roba che accade a due passi da casa. Quelle narrate in "Dea bendata", quelle di "Benzinaio" o "Il figlio del padre", debolezze a cui molto spesso non resta che arrendersi e affidarsi a terzi, affidarsi alla fede, come accade in "Il figlio del padre": "Dio mio pensaci tu, a noi poveri peccatori, perché te che guardi da lassù forse ti sembriamo un po' tutti coglioni. Qua continuiamo a sbagliare, qua continuiamo a sbagliare, lui ci fa perseverare ma anche io sono il figlio del padre". In questi racconti c'è molta malinconia, ci sono i rimpianti ma c'è anche la voglia di mettersi a nudo per lasciare vedere a tutti gli sbagli tatuati sulla propria pelle. Per questo Nex è patrimonio nazionale, perché tutti possono apprendere dalle sue storie quanto di marcio c'è nel nostro Paese, un paese bianco per la maggior parte. In qualche modo il suo è un dono alla comunità, è la trasmissione del suo passato che deve aiutare chi sta per commettere gli stessi errori, un altro messaggio appunto. Questo è Hip Hop, per quanto a qualcuno possa suonare anacronistico, e Nex Cassel è Hip Hop dalla testa ai piedi.
Il rap del membro Adriacosta è "fuori dalla scuola classica del rap grezzo, quello preso male che fa prendere peggio", "Rapper bianco" è il suo lavoro più bello, il più completo e maturo. Senza dubbio il merito è anche di St. Luca Spenish che ha prodotto tutte le tracce del disco, un lavoro immenso, articolato, complesso per la sua estrema immediatezza. La sua capacità più grande è stata quella di creare un sound compatto ma allo stesso tempo eterogeneo, giochi di prestigio. Strumentali come quella di "Patrimonio nazionale", "Il figlio del padre" o "Trasmissione del ritmo" sono agli antipodi, eppure il producer palermitano è riuscito a far convivere le chitarre degli Underdogs, i suoni della 808, e il ritornello raggamuffin di Esa, tutto in uno stesso disco, senza far risultare una sola nota fuori posto. Quello che spero è che questo album, come sta succedendo con "Hellvisback" di Salmo o come mi auguro possa accadere con "Jack Uccide" di Jack the Smoker, rimetta le cose in chiaro riguardo determinati concetti (vedi sopra) che nel corso degli ultimi anni sono quasi stati cancellati dal vocabolario di questa musica. Per il resto "Rapper bianco" è uno dei lavori più belli usciti fino ad oggi in questo 2016 di rap, su questo non si discute.
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