Un esordio interessante per disco interamente strumentale, dualista nell’anima, che mescola improvvisazione e controllo
Il progetto musicale proposto dai Kleine Chaos si basa su un dualismo di fondo, che permea in tutte le tracce: ogni brano è composto di due elementi in costante movimento che si avvicinano e si allontanano, fondendosi armoniosamente o scontrandosi violentemente. L’equilibrio è spesso precario, e capita che all’interno di ciascun pezzo un aspetto predomini sull’altro, creando piccoli chaos sonori. L’anima solida è quella elettronica, che cerca di dare ai brani rigidità e rigore attraverso pattern di suoni proposti in maniera sequenziale e ripetitiva, che generano atmosfere cupe, asfissianti e limitanti, come avviene in "Wors Regards". L’anima volatile e volubile, invece, è quella incarnata dal pianoforte, grande protagonista, che come tale si lascia trasportare in lunghi movimenti dal sapore amaro e nostalgico, come in "Nocturne". Le influenze sono molteplici e ogni pezzo lascia trasparire contributi e suggestioni diversi, artisti come Mogwai, Tortoise, Don Caballero sono lo spunto per la sezione elettronica, la fusion e la musica sperimentale per la parte melodica. Tra i cinque esperimenti "Apocalypse" è quello che riesce meglio di tutti a esprimere l’essenza del doppio, proponendo una soluzione complessa dove i cambi di ritmo e la parte melodica si sostengono a vicenda. "Prime" è un disco profondo, non immediato in cui il mix tra classico ed elettronico, tra sperimentazione e struttura rappresentano un’intuizione corretta, ma che ha bisogno di più audacia. I pezzi in generale sono molto destrutturati e a volte ripetitivi, senza elementi d’impatto e soluzioni ritmiche inaspettate, quindi l’attenzione e il livello di coinvolgimento risultano altalenanti. Un buon punto di partenza, ma con del potenziale da esplodere.
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La recensione Prime di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-21 00:00:00
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