Amore amaro
Momenti più puliti e distorsioni si alternano e incastrano in un suono tagliente e malinconico per il primo ep dei Mckenzie. Si sente subito la volontà di mantenere l’impianto sonoro di una formazione “minimal” (chitarra, basso, batteria) e di un suono sporco da cameretta che esalta le evidenti influenze provenienti dal punk e garage statunitense anni '90, apripista di numerose band emo/hardcore del nuovo millennio sia europee che d’oltreoceano. I testi non si discostano dalla tematica sentimentale, sono portavoce di un amore finito, consumato e consunto con una straziante disillusione, ricordando un cantato tipico di formazioni italiane come i Linea 77.
L’ep si apre con “1.500 giorni in fiele”, moderna marcia funebre che sembra subito esplicitare la volontà del brano: quella di creare un racconto malinconico e inquieto di qualcosa che consapevolmente non avrà più nessuna speranza di ritornare. La batteria rimane comunque lo strumento preponderante per tutta la durata del disco creando in ogni brano una situazione emotiva differente, come un cuore meccanico che pompa sangue e sudore, con l’unica certezza di non voler cedere mai alla forza degli altri strumenti. I brani si presentano come tasselli di un mosaico, non ci è dato sapere quale sia l'esatto ordine della storia rendendo l'ascoltatore libero, senza vincoli precisi di ordine. Nonostante ciò, “Fenice” sembra voler essere l’unico barlume di speranza in una situazione ormai irrecuperabile, un monito personale per l’autore del brano a non lasciarsi andare alla forza degli eventi ma a reagire.
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La recensione EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-05 00:01:00
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