Leggo dalla bio: "Alan Rock è un personaggio che si aggira nel mondo dei SOCS e che è il portatore originario dell'Anal Rock, genere musicale ormai scomparso che i SOCS cercano di riprodurre, ovviamente a loro modo". Ok, ben convinto da queste parole ascolto quindi il disco, che giusto per non sbagliarsi contiene canzoni come "Injustice For The Hole", ma non vorrei spingermi troppo in là con interpretazioni che potrebbero rivelarsi degli enormi fraintendimenti (ma anche no).
Fatto sta che nonostante questo divertirsi tra irriverenza e demenzialità, quello che i SOCS propongono è un garage rock vigoroso, con uno sguardo fisso all'hardcore statunitense (Black Flag, Agnostic Front) ma che ricorda (senza esagerare) anche i nostranissimi Raw Power. Nessuna pretesa di originalità e di completezza, nessuna ambizione nel voler attualizzare ciò che è stato ma solo una sana voglia di divertire e divertirsi con l'essenza del rock: voce, chitarra, basso e batteria, che si traducono facilmente in energia, immediatezza, rabbia e sudore.
Proprio per questo per capire fino in fondo il valore dei SOCS l'ascolto su disco potrebbe non essere sufficiente: in occasioni come questa traspare evidente quanto la dimensione live sia necessaria per una resa totale, dove la musica si fa un tutt'uno con il coinvolgimento fisico e diretto tra chi sta sopra e chi sotto al palco.
In conclusione l'album si presta piacevolmente all'ascolto pur senza spiccare, mantenendo un buon equilibrio tra esplosività e demenzialità, non esagerando né in una direzione né in un'altra. Almeno fino a quando pensi che il disco sia finito e invece salta fuori la cara vecchia traccia fantasma, dedicata a tutti i sancarlini del cazzo.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.