Questo disco è struggente, pieno di sangue e sgraziato il giusto, punk davvero tosto. Johnny Dal Basso è la mente dietro le nove tracce di "IX", sua seconda pubblicazione: un solista che fa un casino infernale con la chitarra elettrica, la cassa e il rullante, tutto suonato da lui.
Il caos Johnny lo ordina a modo suo: inveisce contro persone e situazioni, scrive di un assassino improvvisato ("Ramon"), lo implora, su un giro rock-blues sporco, di sparare al petto dello straniero, ma di puntare bene i piedi perché il colpo sarà duro; scrive di donne incapaci di reagire alle difficoltà e alle cose che cambiano ("La donna falegname"), le storie d'amore finiscono e loro le piantano nella terra come un melo.
L'atmosfera non è mai rilassata, in ogni frase, ogni riff stracciato, c'è sempre quel livore che ingrossa le vene del collo, come quando l'argomento sono le "Fragole", metafora di libertà dal lavoro, dall'indecisione, da tutto ciò che opprime per ipocrisia e staticità. La bile rimane sempre a livelli altissimi, la pericolosità del genere femminile sorprende sempre, la convivenza da cucciolo indifeso diventa una belva quando ci si accorge che manca un coltello dal ceppo ("Lorenna"), i battiti aumentano e così i colpi di grancassa e cembalo, punk come "Isabella" (primo singolo estratto) che balla il samba sotto l'albero di noci, che temeraria sfida il buio della notte in cerca di pace.
One man band col grugno incazzoso, una chitarra elettrica a pioggia sulle raffiche di percussioni ed ecco a voi la cifra stilistica di questo musicicsta campano matto come un cavallo, che evita la precisione asettica per rifugiarsi tra testi talvolta sbiascicati e classiche distorsioni rollingstoniane, senza tradire una certa tradizione blues.
"XI" suona come Bob Log III che entra in casa dei Motorhead per sbaglio ed iniziano a jammare sbronzi. La brevità dei pezzi rende questo disco leggero nonostante la dose perfetta di cattiveria che contiene. La ghost track finale mixa "Un ragazzo di strada" de I Ribelli e "No One Knows" dei Queens Of the Stone Age, la sintesi perfetta del mondo di Johnny Dal Basso, cinico e pieno di lucida spavalderia.
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